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Dimentica il mio nome

 Accadde una domenica pomeriggio che stando dietro casa sua passassi a prendermi Dimentica il Mio Nome. Forse troppa fretta ma sicuramente tanta curiosità mista a quella sana apatia che soltanto le domeniche con il campionato di calcio fermo, riescono a regalarti. Vediamo Zerocalcare a che punto è arrivato del suo lavoro.

Ed è arrivato a un ottimo punto. Un gran bel punto. Al suo quarto libro, dopo oltre 200 mila copie vendute, che fanno di ZC l’artista pop del fumetto italiano, in cui pop sta per popolare senza quella accezione di merda che ha assunto ora, il nostro prode ha fatto centro. E lo ha fatto perché ha tirato fuori un fumetto intimo, di formazione, in cui sancisce un passaggio definitivo. Che gli piaccia o no.

Non dirò nulla su quel che troverete. Del resto odio gli spoiler e il libro sarà in vendita soltanto da giovedì. Non farò neanche la marchetta a Calcare, visto che non ne ha bisogno. Però volevo dirgli bravo e spiegare il perché DIMN (Dimentica il mio nome for dummies) è una bel libro davvero.

Fiction e racconto autobiografico si fondono attraverso una struttura che ZC ha già sperimentato nei lavori precedenti e questa volta gli funziona più che mai. Le vicende della famiglia Calcare prenderanno una piega fanta-horror, divertente ed emozionante, che alla fine ti sorprendono piacevolmente. Gli ossessivi magari staranno lì a chiedersi dove comincia il racconto e dove comincia la fiction, chi ama le buone letture invece se ne sbatte. Memoria, elaborazione del lutto, rapporti familiari e segreti incoffessabili, vengono trattati con ironia e delicatezza. Ci si ritrova e si empatizza, sempre con quella estrema leggerezza che ZC sa infondere anche se sono macigni che ti porti dietro, magoni che ti lasciano senza respiro, rimorsi e rabbia per le occasioni perse. Ci si accorge di diventare grandi quando ormai con i vecchi amici, con quelli del quartiere con cui sei cresciuto, ti ci vedi ormai soltanto ai funerali. Eppure anche in quei momenti, la voglia, l’affetto, il ritrovarsi, rende tutto meno triste tanto da ritrovarsi troppo spesso a ridere fuori una chiesa o un altro posto funebre. Come appunto Calcare fa, nel suo tributo familiare, nel suo tributo a una donna che lo ha amato e che ha amato.  Scrivo queste cose con un po’ di disagio: delicato, sensibile, etc solitamente li uso per sfotterlo, visto che i MDP* non sanno fare complimenti a un altro MDP senza condirlo con un insulto. Eppure DIMN letto tutto d’un fiato in un dopo cena domenicale senza calcio fa tutto questo, riesce a farti complimentare con ZC senza per una volta insultarlo o provare l’impulso di farlo. E stavolta nella sfida tra coatti e nerd vince Calcare 3a0.

Ora lo attende un bel calvario di presentazioni, disegnetti, sovraesposizione, fame e fama del cazzo, da non invidiare però se la merita. Perché se il fumetto negli ultimi 3 anni ha avuto una visibilità maggiore è anche grazie a lui e soprattutto grazie a un libro come questo. Serviva.

“Se noi siamo qui oggi, è perché abbiamo avuto qualcuno su cui contare”.

Bravo cojone, sei stato proprio bravo. Il difficile ora è tornare indietro. Daje.

 

PS spendo due parole fuori contesto sull’edizione: molto bello il cartonato eppure lo avrei fatto in un formato leggermente più grande

* MDP Maschi di Periferia – teoria spiegata in un’altra recensione su ZC

 

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