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Un polpo alla gola

 

 Premessa: io sono amico di Zerocalcare. Una di quelle amicizie tra Maschi di Periferia™, in cui tutto passa attraverso gli insulti e le offese di ogni specie. Se non avete presente di cosa parlo sappiate che i Maschi di Periferia per dirsi “oh ti stimo”, “oh ti voglio bene”, usano espressioni tipo “ammerda” oppure “a bustadepiscio” accompagnate dal solito “me fai schifo” che sta per “ci sentiamo presto”. Di conseguenza ogni mio giudizio è assolutamente parziale nel bene o nel male. Però provo ad essere il più onesto possibile.

Ero curioso di leggere “Un polpo alla gola”. In questi mesi non avevo mai chiesto esattamente di cosa si trattasse perché (sempre noi MDP) abbiamo anche quell’innato dono del “saper non fare domande”. Ero talmente curioso, che complice il fatto che dovevo fare un viaggetto di qualche ora, sono andato a comprarlo stamattina al volo (anzi ormai ieri) e me lo sono letto tutto d’un fiato. Beh ok tutto d’un fiato no perché per un attimo mi stavo addormentando ma non c’entra il libro, anzi, quello so io e basta.

Zerocalcare negli ultimi mesi ha fatto il botto. E’ attualmente il fumettista più in voga in circolazione e se lo merita. E con questo libro, che è anche il primo con una storia unica di ben 180 pagine, fa un altro passo in avanti nella sua carriera/produzione. E onestamente il fumetto funziona. Molto in linea, col suo stile, forse non osa troppo ma ha l’intelligenza di limare un po’ tutti i continui riferimenti alla cultura pop/underground/etcetc che hanno fatto la fortuna delle sue strisce. La storia vede per protagonisti 3 ragazzini che successivamente si rincontreranno in altri 2 momenti della loro crescita. Diviso, appunto, in 3 parti, UPAG potrebbe essere catalogato tra le storie di formazione (me vergogno a usà la parola romanzi trattandosi di ZC) anche se poi il punto è un altro: ma davvero si cresce? c’è tutta sta voglia di crescere oppure è l’ansia di affrontare il mondo degli adulti che ci fa reagire con un “vaffanculo io colcazzo che divento grande” (io ne sono un esempio).
E allora vedremo un Zerocalcare che si trascinerà un segreto/senso di colpa nei confronti di una sua amica, per almeno 10 anni, quei sensi di colpa che non denotano che chi li coltiva abbia un animo sensibile ma che abbia seri problemi e che avrebbe bisogno di sana psicanalisi (me compreso ovvio). Mentre sullo sfondo un segreto ancora più grande sembra incombere.

“Ricorda: nessuno guarisce dalla propria infanzia”.

Ed è questo il punto a cui volevo arrivare. ZC funziona perché chi lo legge, per un motivo o per un altro, entra in empatia con le sue storie. Non soltanto fanno ridere, col suo essere autoironico e dissacrante, ma quell’attingere alla cultura popundergroundantagonistaetcetc che bene o male attraversiamo tutti, rende ciascun lettore parte delle sue storie. Oggi pensavo “questo sta a diventà la Toretta Stile del fumetto italiano” col suo masticare, risputare, attualizzando tutta la merda e non, che ci siamo pippati negli anni 80/90. Ed è qui che subentra il talento di un autore (non sapete quanto mi pesa usare la parola “talento” pensando a ZC) che vive il suo tempo. Anzi lo batte il suo tempo (come cantavano gli Ondarossaposse ma ZC aveva 7 anni all’epoca checazzonesa) rendendo credibile tutto quello che fa, perché pure essendo un po’ nerd, la città l’attraversa, la respira ed è intelligente nel saper riportare tutto col suo tratto che assume sempre più “uno stile”. E allora non c’è che da dirgli bravo. Sì, io pure gli dico bravo anche se dall’ultimo complimento che gli ho fatto saranno passati anni. Tanto che gli si perdonano anche delle sbavature che la storia ha, insieme ad alcune imperfezioni. E’ giusto così, c’è tempo per migliorarsi. D’altronde, riluttante com’è, ci metterà magari un po’ di più di qualcun altro un po’ più scaltro e commerciante, ma fa bene così. Ha ragione. Infondo non era Tom Waits a cantare “I don’t wonna grow up”? E ora vogliamo dire che Tom Waits è un coglione?

 

PS > un plauso alla Bao Publishing, perché oltre a pubblicare bei fumetti, ha dimostrato di averci visto lungo quanto quasi un anno fa ha messo sottocontratto ZC. Ma soprattutto, nonostante tutto, ancora non hanno chiuso 😉

PS 2 Recensione de La Profezia dell’Armadillo.

Posted in fumetti.

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One Response

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  1. _la_flaca says

    “Empatia” è sicuramente una delle prime sensazioni che provi quando leggi zerocalcare.
    E’ uno che riesce a esprimere quello che hai dentro e che non sai dire, e scusate se è poco.
    https://twitter.com/_la_flaca/status/257415822782382081