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1Q84 – libro 3

 Quando finisci un libro di Murakami c’è sempre un velo di malinconia. Sai che ora dovrai aspettare almeno un paio d’anni per leggere ancora questo autore. Oltretutto 1Q84 è stato un fedele compagno in questi ultimi 10 mesi, tra l’uscita del libro 1 e 2 a questa terza parte, andando probabilmente a segnare il punto più importante della sua produzione.

Alla fine di tutto questa notte mi sono addormentato con un dubbio e delle sensazioni abbastanza particolari. Mi è piaciuto questo romanzo? E questa terza parte? Cos’è questa suggestione?
Diciamolo chiaramente che Murakami è un autore che va oltre la storia stessa. Infondo potremmo dire che 1Q84 è un libro su una storia d’amore, se volessimo semplificare fino all’estremo. Però, quello che attualmente è l’autore giapponese più popolare al mondo, non semplifica mai. Crea storie, ambienti, visioni, come se fossero fiabe oniriche, popolati da personaggi che sembrano usciti da un libro fantasy (i little people ad es.) carichi di simbolismi che spesso sfuggono anche ai lettori stessi. O almeno a me, sì.

“Il confine tra mondo reale e immaginazione è ormai impossibile da distinguere. In cielo ci sono due lune, e anche queste provengono dal mondo della finzione”.

Ed ecco che i protagonisti della storia si ritrovano a vivere in un mondo parallelo, dove nel cielo brillano due lune, quella solita che conosciamo bene e una accanto più piccola e verdastra. Braccati dall’investigatore Ushikawa, mentre Fukaeri si defila dalla storia, Tengo e Aomame, non sono mai stati così vicini dall’incontrarsi. Sullo sfondo la Setta, sempre a caccia dell’assassina del Leader, preoccupati del fatto che “non sentono più le voci”, mentre a Tamaru, tuttofare della Signora, spetterà il compito di difendere Aomame e il suo segreto. Eppure in questo mix tra realtà e finzione, dove i protagonisti stessi si ritrovano sul punto di smarrirsi c’è un modo per evitarlo:

“- Che strano mondo. Con il passare del tempo il confine tra le ipotesi e la realtà si fa sempre più labile. Di’ un po’, Tengo, tu da romanziere che definizione daresti della realtà?
– La realtà è dove se ti pungi con un ago ti esce del sangue rosso – rispose Tengo.

Proprio in concetti semplici come questo si racchiude il romanzo di Murakami: creare un ambiente, un’atmosfera, che ti pervadono, al di là della trama. Ti culla, ti porta a sognare, creando una tensione emotiva, non ansiogena, che ti fanno amare questo autore anche davanti a un libro, questa terza parte, che non capisco se mi ha convinto abbastanza. Un po’ perché erano mesi e mesi che lo attendevo, e si sa che le attese non giovano mai, anzi. Ma soprattutto perché mi sono sentito assolutamente spiazzato. Personaggi che escono di scena, forse un po’ troppo improvvisamente, altri che si affacciano rapidi ma anch’essi significativi, e poi la sensazione che la trama non si sia conclusa qui. Non che sia vero però dopo mesi e mesi di proiezioni riguardo lo sviluppo della storia, per alcune cose ci sono rimasto male. Diciamo le cose come stanno, l’impercettibile presenza di Fukaeri in questa terza parte mi ha lasciato senza il personaggio che ho amato di più nelle prime due parti.

Chissà se avessi letto tutti e tre i libri insieme se avessi avuto le stesse sensazioni. Comunque 1Q84 rimane il romanzo più complesso di Murakami. E’ bello. Soddisfa quel bisogno di scrittura onorica di cui Murakami è maestro ma non è il romanzo che più mi è piaciuto. Ma non è importante. Non è questione di essere rimasti delusi, perché non lo sono, però un po’ orfano sì. Orfano di un autore che continua, furbescamente, come alcuni contestano, o no, a scaldare i cuori dei propri lettori.

(Recensione 1Q84 – libro 1&2)

Posted in narrativa.

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One Response

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  1. livingeu says

    Ho finito il terzo da poco e sono d’accordo. L’attesa non ha decisamente aiutato e ha creato una falsa aspettativa di un finale avvolgente. Invece ho quasi fatto fatica.
    La storia d’amore alla base m’ha molto ricordato un suo racconto dalla raccolta “L’elefante scomparso e altri racconti”. Quella della coppia di fidanzati che si lasciano consapevolmente per provare che sono destinati a ritrovarsi.