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Caduta libera

 Mi hanno regalato un kindle. Parlerò a parte di questo strumento che in qualche modo va a stravolgere il mio essere un lettore compulsivo. Quantomeno modifica le mie abitudini. Però è subito tornato utile perché c’era un libro che da un po’ di tempo avrei voluto leggere, per curiosità più che per passione. Ma soprattutto non volevo dare un euro all’autore. A ciascuno i propri pregiudizi.

Il libro in questione è Caduta Libera di Nicolai Lilin, detto anche Er Cazzaro che venne dalla Transnistria. L’ho rimediato in versione e-book ovviamente non pagandolo. Di Lilin qualche anno fa recensii il suo primo romanzo. E già dubitai di un po’ delle cose scritte. Mi sembravano abbastanza forzate… Perciò affrontare un romanzo di guerra, che va a raccontare l’esperienza vissuta in Cecenia, mi fa prendere le cose con le molle: quanto credito dare alle vicende narrate? Eppure le vicende del massacro ceceno e della guerra sporca portata avanti dai russi in quell’angolo di mondo mi hanno sempre parecchio interessato.

La brutalità della guerra e dei massacri in Cecenia viene raccontata in maniera diretta e forte. Dovizia di particolari, personaggi con tinte caricaturali, spari, bombe, morti, esplosioni, si inseguono a ritmo forsennato. Talmente veloce che ti perdi le considerazioni, blande, sulla guerra e sull’essere uno strumento omicida di quella guerra. Lilin, racconta di essere stato cecchino per 2 anni nell’esercito russo, in quell’inferno. Ma a dire il vero, non aspettatevi qualcosa di argomentato o di troppo dettagliato sul conflitto russo-ceceno. Anzi se cercate di capirci qualcosa, leggete altro, leggete la Politovskaja ad esempio.

Sostenuto da una scrittura piuttosto regolare e precisa, alla lunga il libro annoia. Non c’è nient’altro che una dettagliata cronaca di guerra. Automi armati, senza pensieri o senza emozioni, in un contorno che sembra uscito da un film di guerra americano. Lilin fa parte di una squadra di sabotatori, impegnati negli interventi più pericolosi possibili, guidati da un capitano che sembra uscito da un action-movie: preciso, duro, spietato, umano nei confronti dei propri sottoposti, critico nei confronti dei vertici militari e anche nella guerra stessa. Un fascio-comunista che fa la guerra perché d’altronde non saprebbe fare altro. Mah. Vero che Lilin ci racconta la discesa verso l’abisso della brutalità e dell’abominio umano, ma d’altronde non sembra neanche troppo dispiaciuto. A volte pare compiacersi, altre volte invece racconta la sua versione: d’altronde i mostri sono gli “arabi” e loro povere vittime dei vertici militari. Non ci sono racconti di massacri di civili, stupri, bombardamenti su intere città o paesi, ossia l’ordinario orrore dell’intervento russo in Cecenia. Niente di tutto questo. Vabbè a casa mia sembra pure un po’ propaganda.

Finirà con il suo congedo e con una sensazione: quella di aver letto un altro romanzo, buono per un action-movie con lo Steven Seagal di turno. E non aspettatevi grandi considerazioni nelle ultime pagine, quando Nicolai chiude con il suo ritorno alla normalità. Vi basta vedere qualsiasi altro film su un reduce dal Vietnam.

Posted in narrativa.

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One Response

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  1. pierlues says

    Fantastica recensione! Bravo, bravo e…ancora bravo