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Roadkill

“Non oso più pensare a domani, a dire il vero non oso proprio più pensare.”
Mi sono ritrovato tra le mani, un po’ casualmente, un po’ perché l’ho preso a metà prezzo, un romanzo scritto da una diciasettenne tedesca, una sorta di Christiana F del nuovo millennio, nel salotto buono berlinese. L’autrice si chiama Helene Hegemann e il romanzo di cui parlo è Roadkill (che poi sono gli animali spiaccicati sulla strada).

Droga, tanta droga, zero scuola, Mifti è una sedicenne sveglia, colta, assolutamente lucida nel suo delirio, cresciuta con una madre alcolizzata, tra abusi fisici e psicologici. Si ritrova a vivere con un fratello e una sorella più grandi, nel Mitte, il cuore del centro storico della capitale tedesca, a stordirsi di tutte le sostanze possibili e immaginabili, e ad amare donne più grandi di lei.

“Ascolto la musica a un volume troppo alto, ballo troppo, esagero in tutto, soltanto per non essere più costretta a essere me stessa. Aspetto. Di addormentarmi, di impazzire, di alzarmi di nuovo, di andare in cucina, e lì, sul davanzale della finestra, trasformarmi in un rospo colombiano. Già, e a ogni domanda che mi viene rivolta rispondo: – Va tutto alla grande, sto solo cercando di capire, seguendo ogni pensiero fantasia impulso azione di morte, quanto tempo deve passare prima che io finalmente muoia dissanguata?”

Non un romanzo generazionale. Abusi e altro fanno parte di ogni generazione. Cambiano i modi, ma la sostanza è quella. Il romanzo in sé per sé mi ha annoiato parecchio, però ha stile ed è scritto bene. Sinceramente il delirio tossico-psicotico di una adolescente piuttosto scaltra e sveglia non è fatto per me. E’ tutto così terribilmente già letto. Anche il fatto che la storia si svolga in un ambiente molto borghese, non è una novità. C’è da dire che l’autrice è stata accusata di aver saccheggiato e plagiato blog e romanzi vari tanto che nell’edizione italiana ci sono diverse frasi in cui vengono citate le fonti da cui sono state prese. Il che vuol dire che l’autrice mostra una perfetta intuizione nel sapersi muovere anche nel circuito letterario, alla faccia di tutti. Ha venduto tanto in Germania, facendo scalpore e gettando in faccia la realtà di una generazione che rinnega tutto, anche quello che possiede, e affronta noia e deserto sociale, annichilendosi.

“L’originalità non esiste, esiste solo l’autentico. Attingo da qualsiasi fonte riesca a ispirarmi o a stimolarmi” dice furbescamente Helene rispondendo alle accuse.

Eppure senza perdere tempo nella sociologia spicciola, quella moderna è una generazione difficilmente contenibile in qualche categoria. E’ la stessa che in questi giorni a Londra, come a Parigi, fino a Roma, si è rivoltata e ha portato il proprio disagio e ne ha fatto una barricata. Un fumo nero si è alzato in cielo e a bruciare non erano i sogni collettivi ma gli incubi peggiori di chi pensavo di aver già vinto.

Posted in narrativa.

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