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La lingua del fuoco

Il cielo terso fuori le finestre non promette niente di buono. Tutt’altre invece erano le premesse per il nuovo libro di Don Winslow uscito in questi giorni: La lingua del fuoco. Che poi nuovo non è in quanto è del 1999, ma si sa, la Einaudi, come sempre, se trova un autore che vende, comincia a pubblicarne i romanzi in maniera caotica e discontinua.

Le premesse sono rimaste insoddisfatte. Don Winslow è uno scrittore vero e di spessore, ma già con La Pattuglia dell’Alba, mi aveva deluso e questo nuovo romanzo è sullo stesso livello:
Jack Wide, il protagonista, è un ex poliziotto della squadra anti-incendi, un astro nascente della polizia che viene licenziato per aver estorto una confessione, per proteggere un testimone. Adesso è perito per la compagnia di assicurazioni Calfornia Fire and Life (che tralatro è il titolo originale del romanzo) ed è senza ombra di dubbio il migliore. Un uomo solitario, etico e rigido, senza una vita sentimentale e affettiva, che impiega il suo tempo libero surfando nell’oceano davanti casa.

Ma Jack conosce il suo lavoro e quando viene chiamato per indagare su un incendio in cui muore una donna, separata dal marito e madre di due figli, fiuterà subito che non è un incidente bensì un omicidio. Jack conosce la lingua del fuoco, ma questo non gli basterà a non ritrovarsi in un intrigo gigantesco e sorprendente che vede implicate le mafie russe e vietnamite, l’FBI, poliziotti corrotti e la compagnia d’assicurazioni per cui lavora, che rischia un risarcimento di decine di milioni di dollari.

Jack Wade si comporta da poliziotto, usa metodi da poliziotto, è duro e determinato quanto un detective nei romanzi noir, ma c’è un particolare: Jack Wade NON E’ un poliziotto ma un agente delle assicurazioni. Io non so esattamente come si comportano o quali poteri hanno negli Usa, chi deve decidere se liquidare un sinistro o no, ma a me è sembrato davvero esagerato. Per il resto la trama tiene la tensione, il finale pirotecnico e sorprendente come nei migliori romanzi del genere, ma oggettivamente molto sopra le righe, soprattutto se continuiamo a pensare che questo fa l’assicuratore. Tralatro io non so come sono gli assicuratori che avete voi ma se penso al mio e a quello che fa Jack Wade non posso non rimanere perplesso.

L’aspetto più particolare e più interessante del romanzo è che finito potete andare a fare i pompieri. E’ pieno di pagine dettagliate, dove il fuoco, la fiamma, la combustione, che danno vita ad un incendio vengono spiegate con particolari minuziosi da laurea in fisica. Ma Winslow per 15 ha fatto questo lavoro, e si vede. Trasmette l’esperienza di una vita in un romanzo che però non riesce. Non metto in discussione la capacità di scrittura dell’autore ma in questo romanzo i due protagonisti, Jack e Nicky Vale, il marito della donna rimasta uccisa e principale sospettato, sono troppo sopra le righe, troppo da clichè. Così alcuni altri, che appaiono ma non incidono quanto avrebbero dovuto. Dunque rimaniamo piuttosto lontani da romanzi come Il Potere del Cane o L’Inverno di Frankie Machine e molto più sul livello de La Pattuglia dell’Alba (trovate tutte ste recensioni sul blog).

California è fuoco e vita, ripete spesso il protagonista. Ma a bruciarsi sarà lui stesso.
“Chi ama, brucia” leggevo su un muro vicino casa in solidarietà con i rivoltosi di Atene, un paio d’anni fa. Ma siamo in California e Jack Wade rischierà di bruciarsi senza amare.

Posted in noir - gialli.

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