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Altai

Mi ritrovo tra le mani un libro del collettivo WuMing e decido di leggerlo nonostante le continue delusione ricevute.
Sono uno di “quelli” che non ha letto Q (daje Alice daje!) e che anzi l’ha lasciato intorno alla pagina 150/160 per ben tre volte. Altai è stato recensito già dal mio socio (o ex socio, bastardo!) e dunque non starò qui a ripetermi troppo ma vorrei dare un giudizio obiettivo da un lettore che non si è mai entusiasmato con i libri dei WM, anzi.
Altai mi è piaciuto e molto, chiariamolo subito. Eppure ho faticato parecchio per trovare spazio per la lettura in questo periodo. Mi sono appassionato a Manuel Cardoso/Emanuele De Zante, ebreo e spione per la Repubblica di Venezia, in fuga dai suoi stessi capi verso le pancia del nemico: l’impero Ottomano ma soprattutto il principale nemico dei veneziani: Giuseppe Nasi.

Complotti, guerre sante, battaglie a suon di spada, fiumi di sangue, l’assedio di Famagosta, tradimenti e amori, si fondono nelle 400 pagine del bel romanzo scritto a quattromani, dalla cacciata degli ebrei da Venezia alla battaglia di Lepanto, tutto d’un fiato, magari distorcendo un po’ la storia, ma con un ritmo serrato da sentire lo stesso respiro pesante del protagonista, che lentamente vede dispiegarsi la tela di un complotto inimmaginabile. Ed ancora la conquista di Cipro, sogno di Giuseppe Nasi, per fondare una patria per gli ebrei e fuggiaschi di ogni genere, dove si possa vivere nella tolleranza e nel rispetto, deve passare per l’assedio di Famagosta, avanposto veneziano, descritto con crudeltà e violenza.

Ma Altai è soprattutto una nera metafora del mondo moderno. Il sogno di Nasi, ammicca alla nascita dello stato d’Israele, così come le guerre sante e le persecuzioni razziali e religiose. Tutto molto vicino a noi, tutto troppo vicino a noi, una lenta discesa verso la disfatta. Bravi WM, finalmente avevo apprezzato soltano il discorso sulla New Italian Epic e mai un vostro romanzo.

«Se voi desiderate prendere una lepre, che le diate la caccia con i cani o col falco, a piedi o a cavallo, resterà sempre una lepre. La libertà, invece, non rimane mai la stessa, cambia a seconda della caccia. E se addestrate dei cani a catturarla per voi, è facile che vi riportino una libertà da cani.»

Ps

Sì lo so in questo periodo il blog dorme. Io leggo meno e guardo più film mentre il mio socio che ormai si sente l’Ellroy della Bassa, latita, inseguendo non si sa cosa. Dunque se avete recensioni da mandare o da far pubblicare su questo blog, non vergognatevi e mandatecele. Infondo se lo facciamo noi, escluso Gasparri, lo può fare praticamente chiunque.

Posted in narrativa.

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2 Responses

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  1. Suppli says

    consenso pieno al commento sopra. Chi non supera le prime 100 pagine di Q per goderne non sa cosa si perde ed Altai, per quanto abbia delle suggestioni carine, fa schifo come o quanto Manituana…

  2. leito says

    Il mondo è bello perchè vario, ho trovato Altai il più brutto tra i romanzi di Wu Ming (ho letto Q, 54, Asce di Guerra, Manituana e Altai, più alcuni scritti come singoli…), quello meno appassionante e coinvolgente.
    Trovo invece che Q sia un autentico capolavaro, uno dei libri + belli che abbia mai letto