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Folgorante Sia la Fine

Folgorante Sia la Fine è un titolo molto bello per un libro sulla storia di Valerio Verbano, ucciso a sangue freddo il 22 febbraio 1980 da un commando di tre persone che lo attese in casa sua, madre e padre immobilizzati due stanze più in là.


Sfogliando le pagine di questa intervista/racconto della madre di Valerio, raccolta da un giornalista della cronaca romana del Corsera, Alessandro Capponi, ci si immerge in una storia tragica, singolare, pesante come un macigno in una città come Roma, quando mancano un paio di settimane al 30° anniversario della sua morte per mano di questo manipolo di fascisti rimasto a tutt’oggi ignoto.
Sono la persona meno indicata a scriverne: sono nato nello stesso quartiere di Valerio Verbano ed il 22 febbario è una ricorrenza per tutti noi di quelle parti (e non solo) piuttosto significativa. La sua storia à anche la storia del quartiere di Monte Sacro (che si estende fino al Tufello, Valmelaina e Concadoro), del nostro quartiere. Una sorta di enclave rossa tra i quartieri di Talenti e Trieste-Salario, zone nere per eccellenza, divisi da uno stradone e da un ponte, teatro nella seconda metà degli anni 70 fino ai primi degli 80 di scontri sanguinosi tra compagni e fascisti. Una sorta di zona di guerra, violenta e classista, che vedeva i proletari rossi scontrarsi con quelli dei quartieri borghesi confinanti. E io che sono cresciuto nel quartiere dove a ogni angolo c’era la scritta “Valerio Vive – Aut.Op.” ho vivo il ricordo del coprifuoco quando sfilava il corteo in memoria di Valerio nei primissimi anni ’80, corteo che passava sotto casa mia. Proprio l’altro giorno una persona che abita nel mio quartiere da pochi anni mi confidava “è incredibile come ancora si respiri l’aria di quello che è avvenuto in quegli anni”. Ed è vero. Dalle scritte sui muri alle lapidi sparse, in un quadrante di città della periferia nord-est di Roma.
Sarei curioso invece di sapere cosa ne pensa chi legge questo libro senza conoscere la storia di Valerio. Quali sensazioni può lasciare un libro del genere, se emoziona o no.
La protagonista assoluta di questo libro è Carla Verbano, coriacea mamma di Valerio, che racconta la storia del figlio, prova a ricostruire i tre filoni di inchiesta, le reticenze, i depistaggi, dossier che spariscono e riappaiono ridimensionati, l’assurda normalità di un paese anormale. In quegli anni come oggi.
Si legge facilmente e velocemente, scorre senza pietismo, senza giustizialismo e con la enorme dignità di una madre che non aspetta giustizia o altro, ma che vorrebbe sapere semplicemente chi è stato e perché. E così si ritrova a 85 anni a coltivare la speranza che un giorno l’assassino bussi ancora alla sua porta.

Posted in Generale.


3 Responses

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  1. sara says

    Ciao,
    io l’ho letto ispirata da questo tuo post. E vengo da un posto che è tutto un altro posto e questa storia non la conoscevo per niente.
    E’ un libro veramente bello. e mi ha fatto pensare ancora un po’ di più rispetto ad anni che ci sono arrivati “ripuliti” da quanto sono stati. Mi chiedo com’è che di tante questioni poste dalla mamma di Valerio non siano arrivate fino a qui.
    Mi chiedo com’è che di tutto il sangue di allora si sia cestinata la memoria. Le vittime degli anni ’70 per chi ha meno di trent’anni si riassumono in Aldo Moro, to’ Pinelli e Claabresi al massimo, mentre le cose non sono andate proprio proprio semplicemente così.
    Mi chiedo come si possano rimpiangere anni in cui il sangue e la galera erano il prezzo per ogni vero azzardo. Mi domando, guardando ai giorni d’oggi, a cosa è servito. e sinceramente quando sento dire che questi sono anni bui per l’Italia mi domando se chi mette in giro queste voci si rende conto che a son di rincorrere la propria giovinezza passata altro non fa che impedire la verità e il riconoscimento di una storia del nostro paese. Oggi tocca ai figli (e tragicamente alle madri) chiedere la verità che un’intera generazione si rifiuta di desiderare. E sarò anche banale nel dire questo, ma penso che la follia con cui tanti adolescenti d’oggi guardino con invidia a trent’anni fa sia veramente crudele per chi dentro a quegli anni c’è rimasto impigliato dal dolore.

  2. ollyclito says

    Te lo farò sapere. 🙂
    Olly.

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