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Millennium People

“Era in atto una piccola rivoluzione, così discreta e perbene che non se n’era mai accorto nessuno”.

Inizia così Millennium People di J. Ballard, l’ultimo romanzo letto in queste ultime faticose giornate, così spaventosamente attuale, l’impoverimento delle classi medie borghesi che improvvisamente partendo dal quartiere (immaginario) di Chelsea Marina, decidono di rivoltarsi non solo contro i governi ma contro ciò che loro stessi sono e rappresentano. 

Qui era iniziata la rivoluzione della buona borghesia, […] la
ribellione del ceto dei professionisti istruiti, colonna portante della
società. In queste strade tranquille, teatro di innumerevoli cene
sociali, chirurghi e broker assicurativi, architetti e direttori del
servizio sanitario avevano costruito barricate e rovesciato le loro
macchine per bloccare i camion dei pompieri […]

In questo scenario si muovono David Markham, psicologo e collaboratore del Ministero degli Interni, sua moglie Sally e soprattutto David Gould, pediatra, ideologo e carismatico leader dei rivoltosi benestanti. Una bomba all’aeroporto di Heathrow porterà Markham a infiltrarsi nel gruppo di Gould, un prete che ha perso la fede, un viaggio e una immersione affascinante dove il protagonista si troverà a collaborare e a schierarsi con loro, non solo perchè infatuato dal loro leader ma soprattutto per ricercare il numero zero, un punto di partenza, un significato reale alla sua noiosa vita. Ma a tenere banco è proprio la violenza del ceto medio che si ribella, contro ciò che è sempre stato e ha sempre rappresentato; una violenza cieca e gratuita, l’unica secondo Gould ad avere un reale significato. Obiettivo degli attentati sono la Tate Gallery, le videoteche, i cinema, le agenzie di viaggio, i simboli del consumo come le loro case che vengono bruciate in risposta ai tentavi di repressione della polizia.

Un romanzo di quasi 300 pagine, fantascienza sì ma qualcosa di palpabile e confrontabile con il nostro quotidiano, una critica feroce alla società del consumo e a chi la avalla e la sostiene. Non ci sono giovani e rabbiosi lumpen tra le pagine di Ballard ma “i nuovi proletari alla argentina” che cercano inanzitutto di ribellarsi e liberarsi da loro stessi.

La libertà non ha il codice a barre.

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