Skip to content


Acab, Carlo Bonini

L’Italia non è uno stivale. E’ un anfibio di celerino. (agente anonimo della celere padovana)

Il libro che sto per recensire è un libro piuttosto fastidioso per il sottoscritto, che venderà parecchie copie e farà scandalo (forse!); è un libro nero e duro, che regala alcuni squarci di giornalismo di inchiesta, ma anche parecchia retorica ed enfasi oltre a un po’ di sana malainformazione. Si chiama Acab ed è scritto dal noto giornalista di Repubblica Carlo Bonini.

In Acab, titolo di una canzone di un gruppo skin e acronimo di All Cops Are Bastards, i protagonisti sono 3 agenti della celere, uno è Michelangelo Fournier, gli altri due sono suoi collaboratori ma che rimangono anomini.
I fatti narrati intorno a questo libro sono: il G8 genovese, l’omicidio Sandri e gli assalti alle caserme di Roma, gli scontri di Pianura, l’omicidio Reggiani e la caccia al romeno, la deportazione di un gruppo di immigrati dal CPT all’espulsione.

Premetto subito che non sono affatto d’accordo col mio amico nero che ha già recensito questo libro sul suo blog (socio m’hai deluso!).

Presentato in pompa magna come il libro che getta una luce oscura sulle FDO, che ne svela l’anima e la cultura fascista degli appertententi, lo spirito cameratesco e la violenza di cui sono pregni, contrapposti fondamentalmente ad una manica di disperati e pericolosi ultras.
Questi ultimi nel libro hanno un notevole spazio, visto che ci sono alcuni stralci di un diario e di alcune telefonate fatte da alcuni inquisiti (per gli assalti alle caserme e non solo) dell’area nazi-ultras romana, e nazi-ultras napoletani inquisiti per gli scontri avvenuti a Pianura mesi fa.
Storie di odio, odio pieno, di fascisti in divisa che picchiano ultras fascisti oppure di ultras fascisti che aggrediscono fascisti in divisa. Salta qualsiasi schema politico e rimane sempre e soltanto una guerra tra bande, chiara e definita. Una guerra machista e fascista. Ma così è troppo facile. Non dico che non sia anche così ma semplificare e raccontare che comunque dietro quella divisa ci siano degli uomini con i loro problemi e che fanno un lavoro infame per una paga infame ha sinceramente scocciato.

Fatti qualche domanda Michelangelo. Oggi sei qui qui a dare qualche calcio in culo a chi non vuole aprire la discarica. La domenica allo stadio a non farti linciare da qualche ragazzino gonfio di veleno. Durante la settimana ripulisci alla bisogna i marciapiedi da puttane e clandestini, giusto?
Poi , magari, ci scappa qualche centro sociale, qualche scuola occupata. Assorbi ogni giorno una dose omeopatica di rabbia. Magari in attesa che qualcuno, di tanto in tanto, ti liberi della museruola. Quanto può durare, Michelangelo, eh? Quanto può durare?

La violenza tra le FDO non è una conseguenza della violenza diffusa nella società. Non è una uno strumento di difesa contro le aggressioni violente e teppistiche da stadio, no. Troppo facile, Bonini.
La violenza a cui fanno spesso e volentieri ricorso gli uomini in divisa è frutto di una precisa politica e di una cultura insita in loro, che parte dalle scuole di polizia e arriva fino all’ultimo piano del ministero degli interni.
Non è reazione e non è semplicemente ideologica. No.

Bonini ha scoperchiato una fogna che già era scoperta, bisogna soltanto aver voglia di guardarci dentro.

Poi, era sceso il silenzio. Improvviso. Avevano vinto. Avevano vinto loro. L’esercito delle ombre aveva bruciato Roma. E a lui restava solo una macchia di sangue rappreso sulla tuta da Op.

ps

dopo tutte ste critiche posso dire che salvo la trascrizione del forum dei PS e la ricostruzione di “alcune” dinamiche da stadio e  di strada. Se leggerlo o no, la scelta, come sempre, spetta a voi.

Posted in Generale.