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Kismet – Destino

Va tanto di moda il noir “etnico” e la Marcos y Marcos si è sempre dimostrata attenta a una produzione culturale che si discosta da quello che siamo abituati a vedere nelle librerie, presentando in tempi non sospetti autori come Jakob Arjouni, creatore della saga del detective privato Kemal Kayankaya, di origine turca ma tedesco di Francoforte.

Orbene, chi come me apprezza quell’enorme porcata che è “Squadra Speciale Cobra 11” – telefilm poliziesco in onda su Rai 2 che ha fra i suoi protagonisti un agente della polizia autostradale [!!] tedesca di origine turca – trova in questo autore una piacevole sorpresa: se già mi ero trastullato con i vari Fforde, Lembel ma soprattutto Toole [“una banda di idioti” è un capolavoro, fidatevi], ho acquistato senza alcuna remora questa ultima uscita che ha come protagonista un investigatore privato spaccone e gradasso, che si muove nei sobborghi di Francoforte con inaspettata fluidità.

E’ un’Europa meticcia, fra immigrati brasiliani che aprono ristoranti e malavite di tutto il mondo che convergono nella “Grande Mela” tedesca, centro finanziario dell’economia teutonica nonchè della produzione del sidro.

Questo libro, il quarto della serie che ha consacrato Arjouni come un autore culto e come colui che ha saputo rilanciare il “giallo” tedesco, parte da un favore, quello che il ristoratore brasiliano Romario chiede a Kemal e al suo amico Slibulsky [imprenditore nel magico mondo dei gelati… come vedete, nomi e cognomi non propriamente tedeschi…]. Una strana coppia di malviventi chiede il pizzo al ristorante di Romario che chiama in aiuto i due amici: finisce con i criminali bucherellati e seppelliti in un campo.

Da lì Kemal ne vuole sapere di più di questi taglieggiatori, incipriati e imparruccati e stranamente muti e viene a scoprire l’esistenza di un fantomatico “Esercito della Ragione”, banda che sta prendendo piede nelle strade di Francoforte. La sua indagine si dipana in una città grigia e sonnolenta, fra ostelli per profughi e echi di guerre balcaniche, con uno stile tagliente e ironico che fa del detective Kayankaya un personaggio molto godibile, amaro ma nello stesso tempo vivace e disincantato, figlio di un Europa in continuo mutamento.

La critica sociale traspare nel libro stesso quando denuncia tutti gli stereotipi razzisti che i tedeschi hanno, riuscendo a strappare il sorriso in una storia sordida e disperata, per un libro che si rivela una piacevole sorpresa per lo stile ed il linguaggio colorito con il quale è scritto, versando fiumi di veleno sulla città dell’Assia, una delle più ricche città da vetrina dell’Europa unita, ancora tremendamente provinciale e nascosta nelle sue vie più scure.

Posted in noir - gialli.