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Una Testa Mozzata

Non sono mai stato un fan di Irvine Welsh e gli sconti di una nota libreria romana in odore di chiusura mi hanno spinto a dargli un’altra possibilità visto che era uscito Una Testa Mozzata, il suo ultimo romanzo.
Iniziato un paio di settimane fa, il libro l’ho praticamente letto e finito durante questo ultimo strano e pigro weekend, tra mille pensieri, cerchi che non si chiudono e astemia post influenzale.

Ma non potevo non leggere un romanzo in cui il protagonista, Jason, un nanetto cresciuto di quei pochi centimetri necessari ad impedirgli di essere un bravo fantino, è un appassionato giocatore di subbuteo in lizza per vincere il campionato regionale! Sì proprio il gioco del calcio a punta di dito, esaltante riproduzione del mio sport preferito, gioco con cui sono cresciuto, con cui ho sognato e riprodotto le mie fantasie calcistiche infantili fin dalla seconda metà degli anni 70. Ah quanti ricordi, di quel panno verde che fissavamo con lo scotch nell’ingresso di casa mia con i due fratelli molto più grandi di me. Uffa quanta nostalgia di quelle porte dalle reti rosse e blu!

Tornando al romanzo, semplice e divertente di Welsh, in cui il proletario e disoccupato Jason, masturbatore doc e avvezzo al consumo di pinte di “oro nero”  e qualche droga, si innamora di Jenni, aspirante fantina, bella e sensibile, figlia di un buzzurro ma ricco imprenditore locale, di quella regione attorno ad Edimburgo che si chiama Fife.
The Kingdom of Fife è il titolo originale di questa racconto scritto in maniera brillante, dove si respira l’aria dei pub e delle umide e noiose campagne scozzesi, location che gradisco sempre e che mi ispirano tanta simpatia. Welsh è un autore britannico e lo vuol essere fino in fondo raccontando così storie di sottoproletariato urbano e non, senza nascondere vizi e tic degli stessi, come qualsiasi bravo oratore da pub. In questo mi piace molto come molto mi sono piaciuti gli “attori secondari” del romanzo; come il padre di Jason, marxista e “rimorchione” con la fissa per 50 Cent e il gansta rap, Lara, campionesse di ippica, amica intima di Jenni, nonché più sbarazzina e aperta a nuove esperienze, e un vecchio amico emigrato in Spagna parecchi anni prima di ritorno nel Fife a causa della salute della madre.

Tutto sommato un romanzo semplice da leggere, capace di divertirvi e tradotto molto bene, una storia d’amore completamente diversa dal clichè solito ma altrettanto romantica, il tutto condito da una scrittura complessiva soddisfacente. Per concludere qualche curiosità: questa storia è tratta da un raccolta di 5 short stories “If you liked school, you’ll love work” dal quale ne hanno estratta solo una “Kingdom of Fife”, mentre il nome del protagonista è un omaggio ad un attore televisivo degli anni 70.

Ps
‘calatroia! Mi stavo dimenticando di segnalare un sito di fan del subbuteo tirato su da alcuni amici: subbuteo antagonista e di gridare ancora w il calcio a punta di dito!

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