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Z – La guerra dei narcos

 “La violenza messicana richiede un coinvolgimento personale totale per essere compresa” dice Diego Osorno che poi aggiunge «Non ci ho messo molto a capire che odiavo fare il giornalista-rambo, quello che conta i morti invece di provare a raccontare le loro storie». Basterebbero queste poche righe per capire che Z – La guerra dei Narcos è un libro vero, un reportage sul nord del Messico, teatro del più violento e clamoroso scontro tra narcotrafficanti col governo messicano inerme tanto quanto colluso.

Chi segue un po’ questo blog penserà che ho letto questo libro per ripicca nei confronti dello Zero Zero Zero di Saviano. Ed è vero, in parte.
Più che ripicca sarebbe corretto dire reazione alla superficialità con cui Saviano ha trattato il narcotrafico. Ma sia chiaro a Saviano non interessa niente delle mie opinioni e a me non interessano le opinioni di Saviano, l’ho detto nella mia recensione al suo libro. Ol motivo principale è stato leggere una recensione su Internazionale che mi ha incuriosito molto. Raccontare storie per raccontarne una più grande è un lavoro che nel giornalismo, soprattutto quello italiano, si è perso. Diego Osorno, trentaduenne giornalista messicano sceglie di provarci e ci riesce.

«Sui giornali messicani il fenomeno del narcotraffico viene analizzato da un punto di vista molto ridotto. Si contano i morti, i mitra – i cosiddetti cuernos de chivo – sequestrati, quanti chili di marijuana sono stati bruciati, quanti poliziotti arrestati… Sembra che non esistano altri approcci al problema se non quello meramente statistico. Un altro modo di guardare al fenomeno del narcotraffico potrebbe essere concentrarsi sull’aspetto economico. Il narcotraffico, lo dice la parola stessa, è un problema di commercio illegale. Che tipo di struttura finanziaria serve per importare in Messico cocaina proveniente da un Paese del Sudamerica? Quanti soldi servono per spedire a Ibiza le pasticche prodotte a Tierra Caliente, nel Michoacán? Che tipo di logistica serve per trasportare la marijuana coltivata sulle montagne di Oaxaca fino a Città del Messico? Come spendono i loro soldi gli Zetas? Quanto costa avere un punto di spaccio di crystal meth a Monterrey?»

Ci riesce perché sceglie di percorrere le strade di quei paesi dilaniati da questa guerra a cui la popolazione civile assiste inerme. Ci riesce perché sa ascoltare, prendere appunti, ma soprattutto farsi le domande giuste per cercare le risposte di cui abbiamo bisogno.
Ispirato dal romanzo di Bolaño2666,  Osorno torna a fare il giornalista con penna, taccuino e la sua carne, assumendosene i rischi, affacciandosi in luoghi dove non esistono più neanche i corpi di polizia municipali, spesso attaccati e uccisi dai narcotrafficanti.

Quello che ne esce fuori è un lento viaggio nelle regioni più sconosciute del Messico, dove nel silenzio più totale si gioca una delle guerre più sanguinose al mondo. Ne esce fuori un libro interessante, spaventoso, dove la conta dei morti è inutile, lo spaccato di un Messico senza nuvole, dove gli abitanti dei paesi venerano Santa Muerte, dove insegnano ai bambini a non usare parole come “narcotraffico” o dove i temibili Zetas vengono chiamati “quelli dell’ultima lettera”, tale è il clima di terrore che pervade gli abitanti del nord del Messico, la zona che vive a stretto contatto con gli USA. Osorno riesce a farlo con una scrittura semplice, senza cercare quell’enfasi forzata che serve più che altro a strizzare l’occhio al lettore e che fa tanto best-seller. Z – la guerra dei narcos è una cartolina dal Messico per chi ha voglia di capire meglio il Messico. Da leggere.

Posted in Generale, narrativa.