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Zahra’s Paradise

 Stanotte, a un orario improbabile, ho finito di leggere un fumetto, trovato scontato qualche settimana fa: Zahra’s Paradise. Torno in Iran, un paese che mi affascina per le contraddizioni estreme che rappresenta. Iran del 2009, quello delle elezioni truffa, che portò in piazza milioni di persone. L’Iran come l’Argentina dei militari o il Cile di Pinochet, dove migliaia di persone, soprattutto giovani, oppositori politici, studentesse, sparite nel nulla, tra prigioni, torture e fosse comuni. 

Se uno pensa a fumetti e Iran automaticamente ha in mente Marjane Satrapi. Non c’è niente da fare. E’ automatico. Gli autori in questione Amir & Zhalil, usano due nomi fittizi, e sono un documentarista iraniano-americano e un fumettista.

“In Zahra’s Paradise abbiamo scelto di affrontare la storia attraverso il prisma dell’invenzione narrativa. Nessuno di noi era nella posizione di poter documentare i brogli elettorali. E nemmeno volevamo sviare presentandolo come un lavoro di carattere storico o giornalistico, con la pretesa di rivelare la verità in modo neutrale. il nostro scopo non era stabilire la natura e l’entità dei brogli elettorali.
Quello che ci importava e che ci importa tuttora è fornire la testimonianza sulla condizione del popolo iraniano e presentare l’altro lato della tragedia che lo ha travolto. E’ un dramma personale insondabile, impossibile percepirne i dettagli o comprenderne appieno la portata. E’ anche una faccenda legale, politica, religiosa e culturale”.

La storia, frutto di invenzione, si svolge nella ricerca di Mehdi, 19enne studente, da parte della madre e del fratello. E’ scomparso a margine di una manifestazione. E’ scomparso in quella zona grigia presente in tutti i regimi. Non si sa niente. Non sanno se è stato tratto in arresto, se è stato ucciso in piazza, se è rinchiuso in carcere. Sparito. Nessuno sa niente, nessuno vuole parlare. Comincia questo viaggio attraverso il regime e la sue armi peggiori, le carceri segrete e la burocrazia, utile strumento per tenerci lontani. Quindici brevi capitoli compongono questo mosaico, attraverso la storia delle contestazioni al voto del 2009, ma che cerca di descrivere la complessità della società iraniana, fatta per stragranza maggioranza da giovani che stanno culturalmente molto più avanti dei vecchi teocrati che governano il paese dal 1979.

Ma se la struttura narrativa a tratti può sembrare debole, sul piano emotivo, il fumetto tiene bene, regalando delle pagine molto intense con l’avanzare della storia. Non un gran tratto a livello stilistico ma la tensione e la storia raggiungono quello che gli autori forse sognavano, il mostrare un Iran vivo, mai domo. Un Iran fatto di uomini e donne, che nonostante il clima oppressivo che vivono, non chinano la testa neanche sotto le armi dei basji. Come Neda, simbolo di quelle giornate, ha dimostrato.

L’ultima curiosità è che questo fumetto è apparso prima in un blog, con la cadenza bisettimanale, un blog multilingue: http://www.zahrasparadise.com/.

Posted in fumetti.


One Response

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  1. Marta says

    Ciao,
    ti scrivo perché il fumetto l’ho letto prendendo spunto da questo tuo blog..
    mi è piaciuto, però mi è rimasta un po’ la sensazione che la narrativa fosse un po’ ‘filo occidentale’.. Mi spiego meglio, mi sembra che sia un po’ piatta come narrazione, forse racconta un iran diverso da quello della Satrapi, che nonstante sia comunque critica nei confronti del suo paese, mi pare ne dia una visione più complessa tramite i personaggi che descrive.

    Mi sembra che Zahra’s paradise abbia un tipo di narrazione più netta, che divide un po’ in ‘buoni e cattivi’; che da un lato è inevitabile, dato l’argomento che tratta- però forse in alcune parti mi lascia un po’ perplessa.
    Mi sembra, tra l’altro, che nella narrativa ci sia un messaggio generale in cui è più forte la critica a Komeini e Khamenei rispetto a quella allo Scià.
    Non so, o forse l’ho letta io così..