Io vivo di pregiudizi. D’altronde, come i luoghi comuni, aiutano a vivere meglio. No no mica parlo di pregiudizi razziali o chissà cos’altro, parlo di piccole cose. Tipo non mi piace il cotechino con le lenticchie, i film di Woody Allen so’ tutti uguali, a teatro mi annoio, oppure, come in questo caso, Palahniuk è un autore inspiegabilmente sopravvalutato.
Un paio di settimane fa trovo in libreria a metà prezzo il suo ultimo romanzo: Dannazione. Mi sono chiesto se non fosse il caso di dargli un’altra possibilità vista l’occasione di pagarlo 8.75. Anzi a dire il vero lo avevo preso per regalarlo a natale ma alla fine l’ho tenuto. Bene, stanotte l’ho finito ma il mio quesito rimane intonso:
Perché Palahniuk piace così tanto visto che la maggior parte dei suoi libri sono tutto sommato delle stronzate? E non mi venite a parlare di Fight Club, un libro possono azzeccarlo tutti. E quando dico tutti dico tutti. In questi casi faccio sempre l’esempio di Kassovitz e La Haine (L’Odio): un film strepitoso e il resto mediocre commediole o thriller insensati.
Questo romanzo, ho scoperto poi, pare sia il primo di una trilogia. Mi viene in mente che se l’idea è scarsa per un libro pensa per tre… L’incipit è semplice:
Madison, tredicenne grassoccia, con genitori star di Hollywood bellissimi ricchissimi radicalchicchissimi e tutti gli issimi che vi vengono in mente, è morta e si trova all’inferno. E’ morta, pare, per overdose di marijuana, anche se di erba non ci muore nessuno. E’ impossibile. Beh comunque ora overdose o no, si trova all’inferno, un inferno atipico che sfugge dalla solita definizione, e comincia la sua nuova “vita”. Beh sì la vita dopo la morte. E l’inferno non è male, quantomeno Madison si fa delle amicizie e con un manipolo di teenager comincia il suo pellegrinare tra il lago dei feti abortiti e il fiume di sperma sprecato.
Non vi darò ulteriori dettagli per non rovinare alcuni passaggi del romanzo ma la sostanza rimane la solita. Tutto sommato è noiosetto, a tratti è simpatico, ma rimane un libro che mi ha lasciato parecchie perplessità. La struttura della storia è difettosa, così come alcuni personaggi comprimari. La descrizione dell’inferno è carina ma il tutto si perde nella noia. Infondo al centro ci sono delle disgressioni di Madison su vita, morte, adolescenza, religione, etc etc e diventa abbastanza stucchevole. A tratti sembra un romanzo di formazione, perché a tutti gli effetti Madison maturerà pagina dopo pagina ma rimane troppo poco per farne un romanzo compiuto o completo. Fate vobis.
Mi verrebbe da dirmi “te l’avevo detto?! ma che t’aspettavi?! nun sbaji mai con le sensazioni a pelle”. Sì in effetti sto dialogo tra me e me stanotte c’è stato, però non è mica vero che non sbaglio mai anche se spesso ci prendo. Ora potete tranquillamente cestinare (anche se un post non si può cestinare ma d’altronde come Palahniuk posso scrivere qualsiasi stronzata mi venga in mente) e fate come vi pare. Leggetelo però poi evitate di darmi ragione perché vi direi in maniera spocchiosa: te l’avevo detto!
Salvami almeno i mitici “Prendi i soldi e scappa” e “Il dittatore dello stato libero di Bananas” !
figurati,ci sta!io rifiuto pregiudizialmente la grandezza delle opere di Fontana e per questo ho rischiato più volte di prendere boffe,come si dice a Palermo 🙂
Ma certo che i film di Allen non sono tutti uguali ma sono i MIEI pregiudizi.
Come dire che il teatro è noioso 😉
Però Palahniuk, come si dice a Roma: è un sòla.
Su palahniuk pienamente d’accordo,sopravvalutato e incautamente sovrainterpretato.
I film di Allen,però,non sono tutti uguali! :))