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Il Memoriale della Repubblica

Chiudo il mese di giugno, piuttosto parco di recensioni (ho un socio latitante ormai da troppo tempo), con una lettura sicuramente non semplice: Il Memoriale della Repubblica di Miguel Gotor.

Regalatomi a sorpresa, con la premessa del fatto che fosse un volume impegnativo, devo ammettere che l’ambizioso manuale dello storico alterna parti piuttosto interessanti ad altre decisamente meno convincenti. L’approccio dello storico al Caso Moro, ma soprattutto al dopo il ritrovamento del famoso memoriale, usato come paradigma per spiegare la gestione del potere in Italia. Quella enorme collusione tra il mondo imprenditoriale, politico, giornalistico, militare (CC in testa) fino a quello dei servizi, italiani e non. Un intreccio che va avanti da decenni, marchio infame e indelebile del funzionamento del Sistema Italia.

E Gotor, soprattutto nella prima parte del volumone, grazie a un approccio storico, a tratti maniacale, regala un quadro inquietante, senza inseguire facili dietrologie, ma facendo un enorme lavoro di archivio e di collegamento. Tutto questo mentre pochi giorni fa veniva annunciato che probabilmente saranno rese pubbliche le carte dei servizi segreti, sul sequestro Moro. Un esercizio inutile, dopo 30 anni, visto che i protagonisti di quella storia e di una consistente parte della storia di questo paese sono usciti di scena, per essere sostituito da altri, quelli della fantomatica seconda repubblica.

«Una caratteristica strutturale della dimensione effettuale del potere italiano, ossia la compresenza di elementi istituzionali e informali, costituzionali e materiali, ordinativi e sovversivi nel medesimo progetto di Governo».

La vicenda del Covo di Via Monte Nevoso e quanto fosse controversa la figura dell’eroe Dalla Chiesa o del giornalista morto ammazzato Pecorelli, vengono affrontate con una minuziosa ricerca del dettaglio, perché quando le trame sono così oscure, e in questo paese lo sappiamo molto bene, spesso sono proprio i microscopici dettagli a fare la differenza; soprattutto quando abbiamo a che fare con Stay Behind, di Gladio, della P2.

Nella seconda parte per Gotor, proprio quando affronta la parte brigatista dell’affare Moro, insinua dubbi, contraddizioni, e finisce per inseguire quel facile “complottismo” che nella prima parte del libro invece è riuscito ad evitare.

Del resto Gotor, insegnante di storia moderna all’Università di Torino, democratico d’area piddina, direi che odia abbastanza i movimenti che hanno scelto la lotta armata e non, e si nota. Peccato, perché se qualche dubbio c’è, e nella prima parte riesce anche a smontare le tesi dell’epoca, poi si perde in un polpettone che affatica molto anche il lettore ostinato, come lo sono stato io in questi giorni.

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