In questi giorni è uscito un libreria un libro su Banksy, street-artist tra i più affermati in circolazione e che ormai non ha bisogno di presentazioni: Banksy, il terrorista dell’arte. L’autrice è una ragazza di Roma, Sabina De Gregori, critica d’arte (così la presentano in quarta di copertina) e sicura fan dell’anonimo writer di Bristol.
Premesso che proprio questa sera (lunedi 22) alle 21 su ROR presenteremo questo libro insieme a lei durante Tabula Rasa, trasmissione radiofonica alla quale ogni 15 giorni partecipo, proverò a spendere due parole non condizionate dalla conoscenza con l’autrice.
Di Bansky si sa tutto e poco. Giocando con l’anonimato l’artista di Bristol che ha conquistato Londra prima e gli USA dopo, è ormai uno dei più conosciuti artisti d’arte contemporanea in circolazione. Sicuramente il migliore del giro street-art, graffiti compresi, degli ultimi 30 anni. A chi gli contesta di non essersi inventanto niente visto che uno dei primi ad usare lo stencil fu Blek Le Rat, l’unica risposta possibile da dare è che soprattutto nel campo dell’arte è assai difficile stabilire chi si è inventato cosa.
Sicuramente è stato uno dei pionieri del writing britannico, che proprio a Bristol nella prima metà degli anni ’80 ha visto muoversi i primi writers, tra cui 3D (diventato poi il cantante dei Massive Attack) e Goldio (si proprio lui mica un omonimo).
“L’arte mondiale è una grande barzelletta, è una casa di riposo per super-privilegiati, pretenziosi e deboli”.
Ma tutto questo non è importante. Banksy è geniale. Lo era nei primi anni ’80 e continua ad esserlo. I suoi progetti mischiano tutto: lo stencil, il writing, il subvertising, il vandalismo. Sì proprio il vandalismo, perchè quando si parla di arte di strada, il confine è labile. A mio avviso anche il tagging è arte. Ovvio che non tutti le tag sono fatte bene o ad arte, ma ripeto il concetto, cosa è arte e cosa no?
Bansky è politicamente scorretto e contraddittorio, come del resto gli anni che stiamo vivendo e chiunque si approccia alla politica. Eppure non è mai banale e sinceramente me ne fotto se si fa pagare “questa merda” migliaia di sterline. Fa bene. In fondo continua a “imbrattare” tutte le città che attraversa e a regalare “opere” negli angoli più sperduti e infami delle nostre città.
“La prima cosa che ho fatto è stata chiedermi quale fosse il giusto metodo per approcciarmi al lavoro di Banksy e alla street art in generale. Desideravo che il libro comprendesse il punto di vista degli storici dell’arte e non solo degli appassionati all’arte di strada. Volevo che avesse un respiro più ampio. Sono andata a Bristol e a Londra sulle tracce dei lavori rimasti ma anche di quelli non più visibili, ho mantenuto con rigore uno sguardo da “storica” cercando di non tralasciare nulla della mia formazione e ponendomi (lasciando la domanda aperta a chi leggerà il libro) il quesito di come Banksy possa – e forse riesca – a inserirsi nel mondo dell’arte contemporanea come un VERO artista.” (Sabina De Gregorio)
Tornando al libro, è il quarto su Banksy che sfoggio nella mia libreria, è ben scritto e ben fatto. L’autrice mi regala alcune cose che non sapevo e alcuni particolari interessanti. Anche come è composto, capitoli brevi e illustrati in maniera intelligente, lo rendono un buon lavoro. Certo rimane decisamente dietro a l’unico libro ufficiale dell’artista, Wall and Peace, ma supera il mio scetticismo iniziale. Unico difetto, ma questo è esclusivamente imputabile alla Castelvecchi la qualità di stampa delle fotografie. Poco contrasto e un po’ sbiadite. Peccato.
“Copyright is for losers”
PS qua trovate i sottotitoli del film di Banksy “Exit the Through Gift Shop e qua il torrent; l’intervista all’autrice invece la trovate qui.
non riesco a scaricare il torrent… qualcuno mi aiuta?
ah giusto, ma è stato un errore di battitura 🙂
grazie della segnalazione.
Op
Il titolo del libro di Banksy è “Wall and piece”.
“… è una ragazza di Roma…”
non ho letto il libro, non conosco l’autrice ma non sopporto chi introduce le persone taggandole con l’età anagrafica.
è molto probabile che Sabina riesca a fare critica meglio di Bollito Oliva