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Il Potere del Cane

“Perché non esiste giustizia, e tu non prendi sul serio la vendetta. Non sei messicano. Sono poche le cose che prendiamo sul serio da queste parti, ma la vendetta è una di quelle“
Dimenticatevi Messico e Nuvole di Gino Paoli, prendetevi del tempo, aprite questo Il Potere del Cane e fatevi travolgere dalle 700 e oltre pagine di questo romanzo di Don Winslow, puro history-fiction in stile Ellroy, più di Ellroy. Narcotraffrico, Usa e Messico, America Centrale e Sud America, FBI e CIA, movimenti marxisti e operazioni anti-droga, fiumi di denaro, armi e cocaina, che viaggiano da una parte all’altra della frontiera, anticomunismo e operazioni segrete (Cerbero e Nube Rossa). C’è la storia degli Stati Uniti degli ultimi trentanni, verosimile da far spavento, in questo romanzo tanto noir quanto politico.

“Guerra alla droga, guerra al comunismo, guerra al terrorismo. C’è sempre una guerra a qualcosa. […] Se la guerra alla droga sia un’oscena assurdità o un’assurda oscenità, Art non saprebbe dirlo. Comunque sia, è certamente una farsa: una farsa tragica e sanguinosa. Soprattutto sanguinosa”.

Ambientato tra il 1977 e il 2004, con continui flash-back, nel romanzo si muovono una serie di personaggi: narcos, poliziotti corrotti messicani quanto americani della DEA o del FBI o CIA, uomini di chiesa, funzionari del governo collusi, gruppi rivoluzionari. Uno di questi è Art, un uomo che dedicherà tutto se stesso alla crociata anti-droga, alla caccia della Famiglia Barrera che è a capo della Federaciòn, il cartello messicano della droga, scontrandosi con gli stessi poteri forti e segreti americani che con i narcos intreccia rapporti in chiave anti-comunista sostenendo i gruppi paramilitari di destra.

“Sai qual è la vera differenza tra l’America e il Messico? No. In America contano i sistemi, in Messico contano le relazioni personali“.
Oltre a lui troverete Callan, irlandese e killer per caso, tormentato dalla sua stessa esistenza. Padre Parada collegato alla Teologia della Liberazione e inviso alla Chiesa stessa. Nora prostituta d’alto bordo. Tìo, Adan e Raul, zio e nipoti a capo della famiglia Barreira. Ramos, violento e incorruttibile poliziotto messicano. Esistenze in chiaro scuro, tormentate e tragiche nel loro destino. Non c’é redenzione, non c’è riscatto, nessuno è pulito, tutti si muovono nella loro ambiguità, in una paese in cui potere e violenza vanno a braccetto, dove non c’è pace ma solo rancore e desiderio vendetta.

“El poder del perro” è il nome evocativo che danno al male assoluto quanto incomprensibile nella tradizione messicana. E’ e rimane un romanzo fortemente cinematografico, dal ritmo veloce dirompente, pieno di citazioni e omaggio al grande cinema di genere: da Scarface a C’era una volta in America passando per Gangs of New York. Un atto d’accusa contro trentanni di politica americana, senza sconti né altro. Un ritratto attuale e inquietante di ciò che si muove tra Washington, Tijuana e Medellin. Un atto d’accusa contro il NAFTA.

“Che dosaggi stanno impiegando qui?… Cinque volte il dosaggio di sicurezza?… Perché Art nutre il sospetto di trovarsi non al punto zero nella guerra alla droga, ma al punto zero nella guerra ai guerriglieri comunisti – che vivono, si nascondono e combattono nella giungla. Così, se spargi i defoglianti sulla giungla…”
Questo è quello che pensa Art quando si trova al cospetto degli agenti della CIA e degli uomini della Monsanto, dove viene prodotto il Roundup e il Cosmoflux, potenti desfolianti usati per smantellare i campi di coca ma che avvelenano uomini e colture di intere porzioni di Colombia. Un quadro assurdo e inquietante di quello che realmente sono le politiche governative di “contrasto alla droga” da parte degli americani.

Un libro davvero da leggere. Ora capisco la mia delusione dopo aver letto La Pattuglia dell’Alba, sottotono di fronte alla defragrazione che provoca un romanzo del genere.

Posted in narrativa, noir - gialli.

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