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Stadio Italia – I Conflitti del Calcio Moderno

Ho deciso di leggere Stadio – Italia, i Conflitti del Calcio Moderno proprio ora che sto per andare in vacanza. E’ una estate atipica questa, nessuna fretta che cominci il campionato, anzi. Dopo 30 anni di stadio, di cui gli ultimi 20 e più fatti quasi sempre con l’abbonamento in tasca, quest’ anno partirò per il mare senza quella “sicurezza”. Non ho rinnovato, non ho aderito alla Tessera del Tifoso [1, 2, 3].

Proprio per questo motivo non avevo neanche voglia di leggere sto libro, nonostante conosco un paio di coloro che hanno contribuito alla stesura (in tutto sono almeno una decina) e non avevo assolutamente voglia di leggere di calcio, ultras, stadi, repressione, etc etc… Ho la nausea.
Mi sento definitivamente espropriato di un momento, quello della partita allo stadio o delle trasferte, che ha sempre fatto parte della mia vita. Ho mosso i primi passi nel catino dell’olimpico a cavallo tra i 70 e gli 80 e nonostante le storture, le contraddizioni, le derive destrorse e la deriva verso uno sport sempre più business, ho tenuto il mio posto fino allo scorso campionato.

Ma la TdT no. A un certo punto bisogna dire anche stop.

E lo faccio a malincuore, per non dare soddisfazione a Maroni & Co., per regolamentarmi anche io e avere uno scatto etico e politico che avrei dovuto avere già qualche anno fa.

Stadio-Italia probabilmente è un libro che non venderà un granché ma più di ogni altro libro sull’argomento, centra in pieno e più volte il punto. L’anomalia è che è un libro di sinistra, provocatorio in alcuni passaggi, chiarisce l’aspetto ultras, quello
delle pay-tv, analizza il modello repressivo italiano e smonta il tanto decantato modello inglese. Demolisce lo scempio giuridico del daspo e della TdT, tira le orecchie a quella parte della sinistra antagonista e non, che rifiuta di riconoscere e interagire con le dinamiche del mondo stadio e i loro protagonisti, dimostrandosi un testo molto più politico di quanto si potrebbe pensare. Si parla di G8, dell’omicidio Sandri e della morte di Raciti, del famigerato derby del bambino morto, della serata dell’11 novembre quando a Roma vennero assaltate 3 caserme tra PS e CC. Si parla di ordine pubblico e repressione; parla di ordine pubblico e repressione, di leggi speciali, di razzismo e di culture di strada. E probabilmente sfogliando tutte queste pagine, tra cui e soprattutto quelle di memoria orale (bella la parte dei granata), si capisci dove e perché gli ultras abbiano “perso” e quanto sia colpa loro.

Non tutti i capitoli magari funzionano, ma io faccio parte di quella schiera che le vicende le conosce, le ha vissute e si è documentato. Ho discusso e discuto ancora con gli anti-ultras del movimento antagonista, ho partecipato e ho assistito alla maggior parte degli scontri avvenuti nei dintorni dello Stadio olimpico, sempre con la curiosità di capire cosa stesse accadendo, cosa si muoveva intorno al mondo ultras, un modo forse più veloce per capire i quartieri di Roma e gli istinti giovanili della
mia citta’. Rimane molto da dire su questo libro. Rimane la voglia di continuare a interrogarci su quello che abbiamo vissuto. Rimane un mare di considerazioni che non farò per non trasformare questa recensione in un comizio. Rimane che dal prossimo anno quando vorrò andare dovrò comprarmi il biglietto come un normale tifoso occasionale. Rimane il fatto che ho vissuto lo stadio da ultras, senza mai sentirmici troppo.
Ero e sono un autentico tifoso dell’As Roma e anti-laziale. Rimane il sapore dei panini con la frittata quando avevo 6/7 anni che uscivo la domenica mattina presto per andare prima al Tre Fontane a vedere la Roma Primavera tenendo per mano mio padre e poi di corsa allo stadio a vedere la Roma, raggiungendo i miei due fratelli più grandi in curva con i loro amici. Prendetevi pure il calcio e tutto il resto, non ne vale più la pena.

Penso che in tutti i fenomeni ci sia una dialettica che può essere compresa solo da chi sta dentro, o vicino, ai fenomeni stessi. Siccome purtroppo i compagni sono sporadicamente vicini e attenti a quello che succede nelle curve romane, le cose arrivano in una certa maniera. I compagni hanno troppo spesso una visione dello stadio non troppo lontana da quella dei giornalisti, perché quando non sei immediatamente vicino a un fenomeno, poi le notizie e l’agenda la dettano i giornali e le veline della questura. Magari a Roma succede qualcosa e siccome per strada molti non ci stanno, siccome non ci stanno più allo stadio, la versione che comincia a circolare nell’ambiente è quella della vulgata giornalistica. (Un ultras romanista)

Posted in saggistica.

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One Response

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  1. Alessandro says

    Ciao,
    sono uno degli autori del libro.
    Ti faccio i complimenti per questa recenzione, oltre che scritta bene fa piacere sapere che il libro riesce a parlare a chi lo stadio lo frequenta!!!!
    Ciao e grazie!
    Alessando