Ha ragione il mio socio. Non ci sono dubbi. Sono uno stronzo. Perchè non aggiorno mai il blog che è patrimonio comune, che quando abbiamo fatto il PACS l’abbiamo inserito nella lista della comunione dei beni – insieme al taglieggiare un noto disegnatore italofrancese, ma questa è un’altra storia.
Mi cospargo il capo di cenere, e umilmente contribuisco con la recensione dell’ultimo libro di Giuseppe Genna, “Le teste”.
Premessa: chiaramente ho grande stima di Genna, che considero uno degli scrittori e intellettuali più interessanti, per il semplice fatto che è attivo, lucido e “sul pezzo” e che contribuisce in maniera instancabile al dibattito intellettuale e politico.
Dico questo – e probabilmente della mia stima a Genna importa come a me del ginocchio di Totti – perchè il libro in questione, che vede come protagonista l’ispettore Lopez, mi è risultato parecchio indigesto.
La faccenda di questo “pseudothriller” ruota attorno alle indagini svolte dall’ispettore Guido Lopez dopo il ritrovamento di alcune teste.
Lo sfondo è quello di una Milano malata, grigia e viola, apocalittica, impregnata fino al midollo di cattiveria e affari poco chiari, a più livelli.
La prosa è ricercata, frutto di un’evoluzione della scrittura stessa di Genna, con costruzioni di frasi spregiudicate e un lessico autodistruttivo, che quasi perseguita il personaggio.
La storia è fatta di angoli ciechi, di anfratti, di false piste, ed è metà del libro.
L’altra metà, quella a mio avviso più traballante e che toglie ritmo è composta dal “Digesto delle Teste”, un vero e proprio “libro dentro il libro” dove l’autore stesso sviscera il suo ego, in una ricerca quasi compulsiva che mi risulta puramente estetica.
Sinceramente, dopo le prime pagine ho saltato la parte del Digesto, trovandolo quasi irritante.
Sarà che sono abituato a cose “semplici” e questo ultimo lavoro di Genna – sicuramente frutto di una ricerca e di una scelta ben precisa – resta un po’ sospeso fra la storia narrata e questo libro nel libro ma non ho apprezzato, leggendomi comunque con interesse le quasi 400 pagine attendendo una svolta decisa.
Not my cup of tea.
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anch’io mi sono sentito fregato dopo aver letto le prime quattro avventure dell’ectoplasmico Lopez! 🙂 la sperimentazione mal riuscita in questo caso, in quella storia. ma gli ingredienti c’erano per una vera “bomba”…
Alcuni passaggi sono di una presunzione epica.
Né l’autore mi pare all’altezza di giocare con il linguaggio come invece tenta di fare!
Direi “L’inDigesto delle teste”.
Va bene la trama, ma se di un romanzo dobbiamo ignorare lo stile, andando solo al sodo della storia, allora guardiamoci un film.
E’ comunque un caso di opportunità dell’annullamento della fonazione, come auspicato dall’autore!
più lopez, milano necessita