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Il Gioco delle Rondini

«Per me la guerra è stata la normalità. Io ci sono nata, dentro la guerra. La fine della guerra, se vogliamo, ha significato per me la fine dell’innocenza. La mia generazione, nata e cresciuta sotto le bombe, non è mai riuscita a esorcizzare fino in fondo la guerra». Pesanti come pietre, le parole che usa Zeina Abirached presentare il suo Il Gioco delle Rondini, per parlare della sua infanzia in una Beirut martoriata nella guerra civile tra cristiani e musulmani.

Un romanzo a fumetti, autobiografico, dal tratto spaventosamente simile alla Satrapi, di cui ho dubitato fino a poco tempo fa quando mi sono cominciate a piovere parole entusiaste da parte delle amiche o amici che lo avevano letto, tanto da indurmi a “catturarlo” oggi pomeriggio dopo un pranzo veloce a casa di un amico.

Letto velocemente durante la siesta pomeridiana, il romanzo della Abirached è molto carino, graficamente godibile e nella costruzione delle tavole anche tecnicamente migliore della Satrapi da cui si distingue: “Non ho l’impressione che il mio disegno assomigli a quello della
Satrapi, penso che la differenza fra i nostri due stili di narrazione
sia il tono dei racconti. Io ho preferito partire da un caso
particolare, stringere al massimo il quadro della storia, tutto si
svolge in una notte in una stanza d’appartamento, per arrivare a
renderla il più universale possibile. È anche per questo che non ho
dato dettagli politici o storici sulla guerra. Volevo restare fedele
allo sguardo della bambina che ero.”

Ed e’ tutta svolta in una notte questa godibile a tratti emozionante storia, nella Beirut est del 1984, dove durante i bombardamenti tutti gli abitanti del palazzo si riunivano nell’ingresso della casa di famiglia, addobbata da un arazzo che rappresenta la fuga in Egitto di
Mosè e degli ebrei, tra racconti, attese ansiose dei genitori che dovevano evitare checkpoint e cecchini per tornare a casa, vicini che sanno a memoria il Cyrano. E in effetti l’autrice riesce a descrivere tutto con leggerezza infantile, capace di entusiasmarsi anche sotto i rumori di guerra, nonostante le loro finestre si affaccino su muri, barili metallici, container, filo spinato, cecchini nell’ombra.

Un bel volume, che però costa molto anzi troppo (17,50 euro!) nonostante la copertina brossurata (a me non piace oltretutto) ma che merita di essere letto e soprattutto sfogliato di nuovo successivamente, per godersi gli splendidi tratti che coranono un buon fumetto, di una brava e giovane autrice.

«Partire, tornare, muoversi, è il gioco delle rondini» – Florian.

Posted in fumetti.