“L’Italia non è mai stata innocente”
Ho finito Settanta di Simone Sarasso su un letto di ospedale a seguito di un incidente su due ruote e mi ritrovo a scrivere la recensione dello stesso, sempre dallo stesso letto a distanza di qualche giorno. Per fortuna, nonostante la gran capocciata, sono ancora in grado di mettere nero su bianco sensazioni ed emozioni ma soprattutto esprimere un giudizio sulle 700 pagine del II capitolo della Trilogia Sporca cominciata con lo splendido e promettente Confine di Stato.
Prestatomi dal mio ex coinqui (21,50 euro sono troppi!), come lui non ne sono uscito convinto anzi con la stessa identica sensazione di perplessità. Mi toccherà però cercare in queste righe di argomentare nel miglior modo i miei dubbi visto che invece il riscontro critico avuto da Sarasso è stato ottimo e ne sono davvero felice per lui.
L’autore probabilmente non sbaglia niente in questo romanzo che lui stesso definisce di alternate history fiction. Settanta ha la pretesa di raccontare e re-immaginare quel decennio italiano che ancora oggi troppi misteri cela. Un decennio volgarmente chiamato “gli anni di piombo” o “terrorista” avvilendo la tensione sociale e la partecipazione e l’animosità che si respirava non solo nelle metropoli ma anche nelle campagne. Era il periodo delle lotte operaie e delle conquiste sociali, dei diritti e dei desideri che venivano rivendicati e conquistati. Sarasso provandoci affronta una sfifa difficile, ma che attraverso una scrittura serrata, avvincente, semplice, cinematografica piu’ che letteraria, riesce a vincere. Gli anni settanta raccontati da Sarasso, non sono così lontani dalla verità, anzi, in più parti la sua lettura “fantasiosa” rischia di essere più verosimile di qualche “verità” uscita dalle aule di tribunale. E forse è questo l’elemento che più mi disturba anzi direi mi stranisce. Come mi stranisce il “complottismo” tout-court, non perchè dubiti di grandi vecchi, servizi deviati o strategie della tensione, esclusivamente perchè è poi difficile mettere un freno a qualsiasi teoria.
A muoversi nelle quasi 700 pagine c’e’ un simil-Aldo Moro, un simil-Kissinger, un simil-Franco Nero, un simil-Vallanzasca, delle improbabili e simil-BR, un simil-Andreotti, che se spogliati dalla verosomiglianza diventano gli splendidi personaggi di un noir magistrale, avvincente, appassionante. Io tutto questo non sono riuscito a farlo e forse la causa dei miei dubbi e del mio stranimento sta tutta quanta qua. I limiti sono tutti miei alle prese con qualcosa di completamente diverso dalla decina di libri che negli ultimi anni ho letto su quel periodo storico, cercando di comprenderlo, cercando di confrontarmici.
Sarasso probabilmente ha sbagliato poco, molto poco. Oltretutto a fine libro regala una esaustiva post-fazione in cui mette tutti i puntini sulle “i” magari pensando a quelli come me, che in questo caso di elasticità mentale ne hanno avuta poca. Oppure, forse e spero bene, quelle pagine erano dedicate a chi attraverso questo libro si avvicina ad un decennio di storia italiana, denso e nero come nessun altro, assumendo la fiction storica di Simone, come la verità a tutti gli effetti. Speriamo di no.
al momento sono sul bellissimo confine di stato…..ma sai com’è la curiosità mi ha spinto ad avere un giudizio su Settanta.