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Sotto un cielo cremisi

Preambolo: una sera nel dormitorio dove fingo di lavorare commentavo con un collega sulla necessità impellente per risollevare le sorti del socialismo mondiale dell’uscita di un nuovo libro di Lansdale con protagonisti Hap & Leonard.
Il giorno dopo la mia libraia di fiducia mi gira la scheda dell’anteprima di “sotto un cielo cremisi”, ultima fatica – in esclusiva mondiale per l’italia tramite i buoni rapporti fra lo scrittore texano e l’editore Fanucci – basata sulle avventure della coppia che tanto ricorda me e il mio socio di blog [a voi capire chi dei due si immedesima con Leonard e chi con Hap].
Da lì è stata una tortura psicologica alla mia spacciatrice di carta stampata: telefonate, mail ed sms per vedere se per caso il libro fosse uscito…
Nonostante un personaggio dalla lunga criniera e dalle simpatie calcistiche aberranti mi abbia bruciato sul tempo per la recensione, mi cimento nella prova di esprimere le sensazioni contrastanti che mi ha dato la lettura di questo libro.
Appena l’ho finito – ma anche durante la lettura stessa – sono stato attraversato da quel sentore di “promessa non mantenuta”, l’amarognolo di quando aprivi l’uovo di pasqua e trovavi una sorpresa del cazzo o di quando ti facevi la domenica pomeriggio sotto la neve a vedere l’Atalanta di Mutti che in serie B – alla disperata ricerca di punti promozione – pareggiava con una Reggiana già retrocessa.
Insomma, i protagonisti “ci sono”, sono il bianco e progressista Hap e il nero, conservatore e machista [nonchè gay dichiarato] Leonard.
L’ambientazione c’è, è il Texas orientale fatto di piccole cittadine e di boschi.
Di personaggi di corollario ce ne sono a bizzeffe, da Marvin Hanson a Brett passando per Jim Bob Luke e per Tonto – con buona pace dell’armadillo Bob.
La trama sembra buona: Hap e Leo vogliono aiutare l’ex poliziotto Marvin [colui che aveva portato via la donna a Hap durante il continuum delle avventure della serie] a “salvare” la nipotina Gadget dai soliti giri poco raccomandabili.
E quindi via di cazzotti, pistole e linguaggio colorito, fino ad arrivare a un incrocio che si rivela più pericoloso di quattro spacciatori di erba ma coinvolge giri grossi e Vanilla Ride, killer a pagamento infallibile.
Però.
Perchè c’è un però in tutto questo, ed è quel senso di insoddisfazione di cui dissertavo sopra.
Forse perchè la curiosità di sapere tutto quanto riguardava Hap e Leo e gli sviluppi delle loro avventure è andata scemando, forse perchè in realtà l’intreccio è un po’ stanco, logoro, e gli stessi dialoghi non sono freschi come in altri libri.
Forse perchè quel genio di Lansdale ci ha sempre abituato fin troppo bene.
Poi ci ho ripensato, e mi dico: cosa mi aspettavo? mi aspettavo chiaramente che ci fosse un’altra avventura per il duo, lineare come le altre, con le stesse logiche, perchè effettivamente sono quelle che mi hanno fatto appassionare così tanto alla serie di questo autore [diventato di culto per una buona fetta di appassionati]. C’è pure il finale “come-deve-essere-un-finale-di-lansdale”.
Certo, mancano un po’ di tono i dialoghi nonchè le disavventure sentimentali di Leonard, manca qualcosa anche nella descrizione dei paesaggi o forse l’ho letto in maniera distratta, però rimane sempre un libro di Lansdale con Hap Collins e Leonard Pine, quel +1 in media inglese rispetto alla quotidianità della vita.

Posted in noir - gialli.

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