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La Briscola in Cinque

Vanno fatte due doverose precisazioni: giocare a briscola in 5 o “briscola chiamata” (rigorosamente con le carte bergamasche) è una delle cose più libidinose che si possa fare in un gruppo appunto di cinque persone: è un gioco di finezza intellettuale, fatto di “detti e non detti”, mosse e contromosse, e soprattutto che ti fa bestemmiare come un carrettiere.

L’altra puntualizzazione che voglio fare riguarda una certa narrativa gialla scritta in un qualche dialetto o giù di lì, che mi ha portato a NON avere mai finito un cazzo di libro di Camilleri. Li trovo pesanti, a tratti illeggibili, contorti.

La premessa andava fatta perchè La briscola in cinque, di Marco Malvaldi edito da Sellerio, è un libro scritto in un italiano parecchio imbastardito con il toscano.

Nonostante questo, fila via che è un piacere: nel paese di Pineta, sulla costa toscana fra Pisa e Livorno, un ragazzo sbronzo trova in un cassonetto dell’immondizia il corpo di Alina Costa, diciassettenne della buona borghesia. Sconvolto e senza soldi sul cellulare si rivolge per chiedere aiuto al BarLume, dove il proprietario – Massimo – si trova così coinvolto suo malgrado in un’indagine atipica nell’estate fatta di gelati, sole e locali sulla spiaggia.

Il toscano di Malvaldi non è ridondante ma anzi rafforza l’ambientazione senza obbligare il lettore a sforzi eccessivi, incentrando poi la narrazione sul barre di Massimo dove si ritrova un gruppetto di anziani (che insegneranno al barista i segreti della briscola a cinque) che si intriga e ficca il naso intervenendo nelle indagini con battute salaci come solo i toscani sanno fare e aiutando la risoluzione del caso.

La trama è lineare, semplice semplice, ma il centro del libro è appunto attorno ai tavolini del bar dove si risolve il caso, facendovi dimenticare la pochezza dell’investigazione vera e propria ma descrivendo con tocco leggero una parte d’Italia,spostando l’interesse del lettore più sulle chiacchiere del bar che sulla vicenda vera e propria.

Perchè è con le chiacchiere e le osservazioni fatte dai vecchietti giocando a carte che Massimo potrà suggerire la risoluzione del caso a un commissario ottuso, una soluzione fin troppo facile ma che in questo caso non delude, rinforzata da un non-personaggio come il barista e i suoi ottuagenari aiutanti, che con i loro dialoghi coloriti danno una svolta frizzante al libro, fra turisti olandesi golosi di cappuccino anche con 35°C, pierre iperpalestrati, discoteche che ammorbano il cielo con le luci e i flash, figli di papà pieni di coca e – appunto – vecchietti appassionati di briscola.

«…località balneare di moda a tutti gli effetti, e quindi la
Pro Loco sta inesorabilmente estinguendo le categorie dei vecchietti
rivoltandogli contro l’architettura del paese: dove c’era il bar con le
bocce hanno messo un discopub all’aperto, in pineta al posto del parco
giochi per i nipoti si è materializzata una palestra da body-building
all’aperto, e non si trova più una panchina, solo rastrelliere per le
moto».

Posted in noir - gialli.