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Brixton Bop

Piccola premessa doverosa: chi ha curato la grafica di questo libro deve essere punito con delle bastonate sotto la pianta dei piedi, così come chi cura l’aspetto grafico di tutta la casa editrice Instar.

Probabilmente sarà un precario come noi, probabilmente sarà vessato da direttori editoriali con zero gusto, ma me la prendo lo stesso con lui.

Questo è un libro di Geoff Dyer uscito in Italia nel 1998 e mai più ristampato: nei miei periodici giri nelle librerie dell’usato l’ho preso insieme ad altri libri che giacciono ancora illibati sulla mia libreria.

Avevo provato a prenderlo in mano un paio di volte per farlo diventare “libro da comodino”, ma non ce l’ho mai fatta ad andare oltre le prime 20 pagine, lasciandolo da parte per qualcosa con più appeal.

In realtà al terzo tentativo ce l’ho fatta a terminarlo, e non è davvero malaccio questo libro: sebbene non abbia una vera e propria trama ma sia piuttosto una serie di “fotografie di gruppo” ambientate nella periferia sud di Londra alla metà degli anni ’80.

Sullo sfondo disordini razziali, rapine, violenza, degrado, lunghe file per il sussidio.

In primo piano, un gruppo di amici che tira a campare, fra buste d’erba, birre, scherzi, feste e piccoli lavoretti.

Come dire: un angolo di mondo accogliente fatto di relazioni umane in mezzo a palazzoni grigi, una po’ di aria fresca sulla generazione perduta degli anni ’80.

Molto belle e vivide le descrizioni, le piccole vicende quotidiane e i dialoghi si intrecciano, giorno dopo giorno, rincorrendo gli echi di Charlie Parker ma anche di Mahler, le pagine di Kerouac ma anche di Calvino.

Superato lo scoglio delle prime 20 pagine il libro fila via bene, con un filo sottile – il gruppo di amici – che fa da unione per tutte le storie che si succedono nel libro. Un libro disimpegnato, generazionale, delicato senza essere pedante, giusto per farsi tenere compagnia un paio di giorni, soprattutto se si è affascinati da una certa atmosfera “british” non convenzionale come quella della periferia londinese…

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