Skip to content


Rossoamaro

Trasgredisco a una delle mie fissazioni mentali e compro l’ultimo lavoro di Bruno Morchio in edizione rigida Garzanti, cosa che non faccio mai per la scomodità della copertina siffatta.

Altre fisse legate alla letteratura è meglio se non le rivelo, posso giusto dire che non leggo solitamente libri di racconti…

Nonostante appunto la mia puntigliosità nell’acquistare libri partendo dalla durezza della copertina appena ho letto la quarta di copertina ho deciso di fare uno strappo alla regola: se già l’investigatore privato Bacci Pagano mi piaceva, l’intreccio descritto mi ha convinto nella scelta.

Genova, 1944: varie storie si intrecciano attorno a un gruppo di partigiani gappisti di Sestri Ponente e alla fabbrica Ansaldo[dove mia nonna e il mio bisnonno hanno lavorato], vicende complicate e dolorose che si ripercuotono su un presente fatto di caruggi, osterie e la Vespa amaranto guidata da Bacci, figlio di partigiani comunisti e detenuto nella stagione delle lotte degli anni ’70, investigatore privato che accudisce la prostituta africana Jasmine distesa in un letto di ospedale.

La trama è solida, i salti fra l’indagine nella quale è ingaggiato da un ingegnere tedesco e il passato della guerra sono ben gestiti, il legame con la vicenda “parallela” di Jasmine è calibrato a dovere per non pesare troppo sull’equilibrio totale del libro.

Fra azioni contro i fascisti, vecchi partigiani dalla memoria di ferro e una città affascinante che vuole difendere la propria storia Morchio riesce a inserire diversi elementi di forte critica contro chi vuole “pacificare” il passato dell’Italia, caratteristica questa – della critica sociale e politica – che si ritrova in tutte le opere dell’autore genovese.

Una storia sul filo dei ricordi, che si sviluppa robusta e avvincente dalla prima pagina fino ad arrivare ad un finale a sorpresa, per un noir che sembra tagliato addosso ai vicoli più caratteristici e stretti di Zena.

Posted in noir - gialli.

Tagged with .