Siamo a metà del terzo anno senza inverno, l’esodo da Roma ormai è quasi terminato, le periferie sono ormai deserte, nessuno osa spingersi sin laggiù, e gli unici abitanti rimasti in città sono quasi tutti cinesi. Il caldo soffocante costringe le persone a vivere di notte per barricarsi in casa durante il giorno: quella che era la capitale d’Italia è diventato un girone infernale. In questo scenario Marcello, disoccupato cinquantenne che vive nell’ex Grand Hotel Excelsior trasformato in un decadente condominio, va incontro al suo destino e alla sua condanna per omicidio della sua amante, la prostituta Yin.
Questa è la Roma di Tommaso Pincio (nome d’arte in onore di Thomas Pynchon), è Cinacittà un fanta-noir, ossessivo e originale, in cui le nostre paure odierne vengono rappresentate magistralmente “temiamo i romeni perché stuprano le donne, gli zingari perché rubano e gli africani perché spacciano. I cinesi li temiamo perché ci appaiono una comunità impenetrabile dedita a loschi e fumosi affari. La diffidenza nei confronti dello straniero non è che un riflesso della neonata ossessione per la sicurezza” afferma lo scrittore.
Ma Marcello (in omaggio a La Dolce Vita) non ha paura dei cinesi. Lui si lascia trascinare dall’onda del suo destino, il wangming, pensa di poter vivere senza lavorare grazie ai soldi della sua liquidazione e passa il proprio tempo ne La Città Proibita, un locale hard di Piazza Vittorio, dove la sua giornata o meglio la sua nottata viene passata a contemplare gli spogliarelli senza mai “consumare”.
Sarà qui che incontrerà Wang, l’artefice del proprio destino, uno dei pochi personaggi del romanzo di Pincio, insieme al Pm Tao Zhu, l’amministratore Ho e il suo avvocato scalcagnato Trevi (in omaggio al suo amico scrittore Emanuele Trevi o alla fontana?) che insieme popolano e accompagnano Marcello nella sua discesa all’inferno, in una Roma liquefatta più vicina ad un girone infernale che non alla Città Eterna che fu.
Tiene il libro in tutte le sue 340 pagine, così come tiene anche la narrazione della storia, apparentemente un po’ confusa, come il suo protagonista che racconta in prima persona il suo declino, dipanando il mistero della morte di Yin passo dopo passo. Tengono anche i personaggi, dall’oscuro saggio Wang all’ignavo e un po’ paranoico Marcello, l’antitesi del personaggio felliniano. Infondo lo scenario che descrive Trevi è si fantastico ma siamo così sicuri che sia un futuro così incredibile?