Paco Roca è uno di quei disegnatori su cui vai sempre sul sicuro. L’appena uscito L’Inverno del Disegnatore non è l’ennesima prova. Un tributo ai pionieri del fumetto spagnolo, attraverso un gruppo di disegnatori che nell’estate del 57 provarono a dare vita a un progetto completamente autonomo Tio Vivo.
E’ la Spagna franchista, dove gli autori di fumetti sono semplici operai del disegno. Guadagnano benino sì, ma non hanno nessuna autonomia, né controllo sui propri diritti da disegnatore, né tantomeno sulle opere realizzate.
“L’Inverno del disegnatore racconta della lotta di alcuni disegnatori per la loro dignità. Disegnatori che sognarono di diritti in un’epoca in cui faceva fumetti veniva considerato più simile a un “operaio della vignetta” che ad un’artista. In Spagna invece questi cinque autori osarono sognare, in pieno franchismo, mentre in tutto il mondo, i disegnatori incominciavano a realizzare che dovevano avere i diritti sui loro personaggi e il loro lavoro. Quello di cui voglio parlare ne L’inverno del disegnatore è in realtà il tema universale dei diritti d’autore. Questo “lungo inverno” dei disegnatori, in Spagna durò fino a metà degli Ottanta, quando i disegnatori Ibañez ed Escobar (quest’ultimo l’unico ancora vivo allora dei 5 autori di TíoVivo), poterono recuperare finalmente i diritti sui loro personaggi.”
Partiamo dal presupposto che il copyright nel 2011 è qualcosa di assolutamente obsoleto, ma del resto neanche avere il controllo delle proprie opere è una barbarie. Ho idee diverse, che magari attraversano il CC più che starnazzare su diritti sì o diritti no. Detto questo Roca si conferma sempre un ottimo autore.
Questa è una storia che magari non scalderà i cuori, ambientata tra l’estate del 57 e l’inverno del 58, quando i 5 autori furono costretti a tornare a lavorare per la Bruguera, ma che da una visione del mondo dei disegnatori.
L’inno alla libertà di Roca, il sostegno ad un sogno di un autore che possa godere di piena autonomia, l’omaggio a chi ha dato vita a una cultura, quella del fumetto, che in Spagna gode di una buonissima diffusione, sono tra gli elementi cardine di quest’ultimo suo lavoro. Metteteci poi che il tutto viene accompagnato da un tratto come sempre impeccabile, piacevoli, che regalano un’atmosfera viva e romantica.
Chiudo segnalando che sempre ieri (anzi direi più stanotte) mi sono letto la storia di Joe Sacco sul numero estivo di Internazionale: Kushinagar. Reportage dall’Indie settentrionale, alla ricerca delle condizioni di vita dei Dalit, gli ultimi degli ultimi. Parliamo di 160milla persone soltanto in India, di condizioni di vita che sono sotto ogni livello di povertà e di dignità. Come sempre Joe Sacco lo fa in maniera magistrale, da leggere.