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Casilina. Ultima fermata

 Ti capita tra le mani un libro che non avresti mai letto. Un libraio di zona che ti dice “lo presentano tra qualche giorno a logos e a me è piaciuto parecchio”.
Si intitola “Casilina – ultima fermata” e l’autore è Enrico Astolfi, lombardo di nascita ma che vive a Roma da qualche anno.

La precisazione sulla provenienza è doverosa. Ho abitato per alcuni anni la zona della Casilina (Pigneto/Torpignattara) dove si svolge la storia e leggendo questo romanzo avrei pensato che l’autore, non solo frequentasse il quartiere ma che addirittura ci fosse nato. Lo dico come nota di merito, mi piace chi riesce a narrare Roma come se avesse vissuto sempre qui. Meglio di chi vive qui da sempre. Significa avere quella sana curiosità e voglia di guardarsi intorno, di respirare e vivere ogni centimetro de sto cemento infame che avvolge quel budello stretto tra Via Prenestina e Via Casilina.

“Sai qual è la verità? La verità è che non è cambiato niente. Tutti a dire questo è peggio, che una volta era meglio, che le cose funzionavano. Che si stava meglio quando si stava peggio. Non è vero. Credimi. Questa città è sempre uguale e sarà sempre uguale, e sai perché? Perché non sono i romani che fanno Roma. E’ Roma a farei romani. E ti posso dire una cosa: Roma ai romani li tiene per le palle”.

I protagonisti di questo noir metropolitano, diviso su due piani narrativi sono Franco, un uomo appena uscito dal carcere per aver picchiato quasi a morte una donna durante una rapina, e Roy, animalista olandese catapultato a Roma per fare il volontario in una associazione. Storie parallele, di chi, per un motivo o per un altro, si ritrova in una città sconosciuta. Due protagonisti completamente opposti, forse un po’ troppo caricati nell’essere così estremi:  così buono e così idealista, uno; così cattivo e folle, l’altro.
Due uomini che si perderanno nelle strade della vecchia borgata del Pigneto, che nulla più hanno di Pasoliniano, costretta a quella rapida trasformazione che stanno subendo i quartieri a ridosso delle mura aureliane. Il “nuovo centro” ha costretto gli stessi residenti ad adeguarsi ai cambiamenti e ha gettato nella totale confusione, Franco, dopo aver passato diversi anni in carcere. Per Roy invece è tutto più facile, grazie all’aiuto di un vecchio del quartiere, autentico Cicerone di borgata.

Forse il canovaccio non è dei più originali però il romanzo tiene e coinvolge. Certo fa strano ritrovarsi nelle strade della propria quotidianità ma Astolfi è bravo a rendere tutto molto vivo e credibile. E’ un autore che ha vissuto quel quartiere e ne ha colto alcune sfumature molto ma molto meglio di tanti altri vista la “notorietà” assunta dal quartiere Pigneto. Il ritmo tiene anzi riesce a imprimere almeno due velocità alla narrazione e a regalare un finale che, onestamente, non mi aspettavo.

“Certo che ne stanno a succede de cose strane in questa città. Per fortuna ce sta er piano sicurezza. A me me sembra che gli unici sicuri so quelli che sanno come mette paura agli altri”.

E’ la Roma contemporanea. Una città in cui si vive male. In cui rabbia e frustrazione hanno sostituito la solidarietà, il sussidio, che c’era tra gli abitanti anche e soprattutto nei quartieri più popolari. Una città incattivita e faticosa che riesce a coprire tutto questo disagio attraverso quel cazzo de cielo limpido che ti scalda il cuore e ti fa tirare avanti. E’ una questione di luce e di colori. Di quella maledetta atmosfera che Astolfi riesce a cogliere, nel bene e nel male. Certo forse avrei “caratterizzato” meno i protagonisti. Avrei tolto alcune cose, ma io mica scrivo, io leggo. E questo “Casilina. Ultima fermata” è un buon noir, molto maschile, visto che le figure femminili scarseggiano, ma è scritto bene e mi ha convinto.

L’autore lo presenta oggi (10/11/13 ndo) a Logos, una bella iniziativa che si svolge proprio in quel quartiere, assunto a simbolo di tutte le conflittualità presenti in città. Con curiosità ci andrà tanto quanto sono curioso di un giudizio di un lettore che “non sia di zona”.

Posted in noir - gialli.