Strage di Loriano Macchiavelli è un romanzo particolare, pubblicato nel 1990 e ritirato dopo pochi giorni a causa di una denuncia di un imputato (l’autore verrà assolto) esce a distanza di 20 anni grazie alla Einaudi. La Strage è un giallo docufiction sulla Strage di Bologna del 2 agosto del 1980.
A meno di un mese dal trentesimo anniversario da quell’infamia, arriva in libreria un romanzo sicuramente d’impatto, che non ha nessuna pretesa di fare inchiesta, che vede protagonisti inventati, situazioni verosimili e che forse disegna uno scenario in gran parte neanche così alieno alla realtà dell’epoca. E funziona, tanto da leggermi le quasi 600 pagine in 5 giorni, riuscendo a rimanere concentrato nonostante poi a me rimanga difficile staccarmi dalla storia di quell’attentato.
Questo però rimane un mio limite, quando leggo romanzi di questo genere (penso al buon Settanta di Simone Sarasso), la diffidenza e la paura di chi vive in pieno revisionismo storico e la difficoltà di scindere il romanzo magari dai libri di inchiesta che ho letto sulle stesse vicende. Un limite tutto mio, perché come dicevo in precedenza, Macchiavelli invece riesce a fare quello che evidentemente è capace di fare: scrivere un romanzo duro, avvincente, che riesce a sorprenderti a più riprese e che si sviluppa su due piani temporali diversi. I personaggi sono convincenti, nonostante qualche forzatura, dal Jules Quicher (pseudonimo usato nel 90 per pubblicare il romanzo stesso), passando per il comandante Dalla Vita, fino a Francesca e Claudia, le due protagoniste femminili, probabilmente i caratteri migliori disegnati dall’autore.
Rimane nello sfondo una storia tragica di questo paese, di questa Italia pseudo-democratica, al centro degli interessi di troppi, interni e esterni. Il potere di un paese di inizio anni ’80 che aveva appena piegato i movimenti, studenteschi e rivoluzionari, che sogna un finale col botto, una vittoria fatta di terrore e restaurazione. Così continuo a credere al connubio tra fascisti, malavita, servizi segreti (quelli deviati non esistono) italiani e non, militari, pezzi della magistratura e del potere politico dell’epoca. Una pagina infame della nostra storia che a distanza di trentanni conta solo tre presunti esecutori e nessun mandante accertato. Ma chi crede ancora nei tribunali, o sogna o è pazzo.