Quando scartando il pacco regalo di Anto, Susa, Sciù e Frà, ho visto che c’era un libro del brasiliano Galvao, sono andato in estasi. Non sapevo che l’autore della straordinaria striscia per Internazionale, Vidabesta, aveva pubblicato un libro, editato in Italia da una (a me) sconosciuta casa editrice del sud: Le Cronache Bizzarre di Absurdyum.
Absurdyum, maschio portatore inutile di superpoteri (e amante delle telenovelas) trascina il suo amico Tosco e la rassegnata Ostra in un malfamato quartiere della città, una zona che si rivela, in realtà, una porta d’accesso al mondo governato dalle leggi di Bolo De Carne e i suoi pachidermici “fedeli”.
Messa così la trama di questo davvero assurdo fumetto è in pieno stile Galvao. In effetti la lettura di queste pagine in B/N sono piuttosto divertenti, irriverenti e volgari. C’è questa specie di Anti-Don Chisciotte che accompagnato da una specie di Sancho Panza, dal nome Tosco ma che è in realtà un maiale abile nel nascondere armi nei suoi orifizi, che vanno a combattere questa specie di Dio sessuomane, Bolo de Carne, con dei pachidermi come adepti, che sodomizzano i propri nemici per punizione.
Dal momento in cui viene riconosciuto, l’assurdo diventa la più straziante delle passioni (Albert Camus).
Rimane di un trash divertente, tutta la trama, che vede il disperato Absurdyum scoprirsi innamorato di Ostra, dopo averla snobbata per mesi, gelosia che lo porta a sfidare il potente Dio, mentre la sua amata cede alle lusinghe di quest’ultimo. Una storia di amore piuttosto demenziale, disegnata con lo stile inconfondibile da questo autore che trovo strepitoso e che nelle prossime settimane verrà in Italia!
Sì verrà anche a Roma, il 25 maggio, ma ahimè con sommo dispiacere non potrò assistere alla presentazione, ma non posso lamentartmi. Come Absurdyum, non si può avere tutto dalla vita. Mi accontento di quello che farò in quei giorni (e manco poco!) e ho la fortuna di avere intorno persone che ormai scelgono davvero bene i libri da regalarmi: grazie!
A Galvão
non piace parlare di sé. A Galvão non piace nemmeno il calcio. Non gli è
mai
piaciuto. Per questo ha speso gran parte della sua infanzia disegnando
in modo
compulsivo. A Goiânia, città sperduta al centro del Brasile e
contaminata, nel
1987, da una capsula abbandonata di cesio 137. Adesso
vive al
sud, in un’isola immaginaria al largo di Florianópolis, dove trova
ispirazione per scrivere, disegnare e dipingere.