Sacro Terrore

 Questo è il 301° post. Oh significa che stiamo a quota almeno 300 libri recensiti su questo blog. La casualità ha voluto che questa recensione sia dedicata a un “fumetto” di Frank Miller piuttosto particolare: Sacro Terrore. Prima di cominciare, nonostante io sia davvero una brutta persona, devo dire grazie alla Bao Publishing per avermi donato questo volume. Una discussione in rete piuttosto pacata e l’invio del testo per ricredermi. Dunque grazie mille e lo dico con sincerità come del resto in tutta onestà dico che non mi sono ricreduto affatto. Sarà che sono una persona pregna di pregiudizi ma è evidente che Frank Miller ha proprio perso la bussola. Ma andiamo per punti:
Miller è senza ombra di dubbio un autore che ha scritto, cambiato e influenzato la storia del fumetto contemporaneo. Non sta a me citare i suoi lavori migliori. Però già da 300 o dai suoi Batman, non brillava certo per un certo “progressismo”. Allo stesso tempo ha avuto una deriva islamofoba che lo ha portato a fare dichiarazioni, a proposito di Sacro Terrore (in originale Holy Terror) come la seguente:
“non volendo andare per il sottile, si tratta di propaganda…  Superman ha fatto fuori Hitler. Lo ha fatto pure Captain America. [I supereroi] servono anche a quello”.

La sceneggiatura è imbarazzante: Fixer e la Gatta si trovano al centro di una serie di attacchi di Al Qaeda o qualcosa di simile ai danni di Empire City (NYC). Addirittura viene abbattuta la statua della libertà. I due si ritroveranno a scontrarsi con un esercito di fanatici islamici, pregni della peggiore retorica da far impallidire un Sallusti o un Magdi Allam. I due supereroi (la brutta copia di Batman e Catwoman) che dovranno fronteggiare sta jihad islamica, non funzionano. Allo stesso tempo i dialoghi trasudano di superficialità e di livore. Roba da invasati.

Poi c’è un discorso sul fumetto e sulle tavole e qua cambia tutto. Onestamente credo che sia abbastanza poco organico eppure è innegabile che lo stile di Miller è sempre notevole. Alcune tavole sono splendide, tanto da ritrovarci il miglior Miller. Inevitabile che tornino in mente lavori come Sin City tanto quanto difficilmente lo stile di Miller può compensare sul Miller pensiero. Ci era riuscito splendidamente con 300 o Sin City, questa volta invece no. Non basta mica. Avevamo perdonato le posizioni guerrafondaie dell’autore, tanto quelle reazionarie o violente, perché in cambio ricevevamo fumetti di qualità; davanti a questa opera però non si può. Anche quando non ci sono i dialoghi a sostenere la sua islamofobia, usa i disegni. Tavole di volti disegnati, tra cui quelli che ho pensato l’autore ritenesse responsabili del caos creato, da Obama fino a Michael Moore passando per un Gheddafi (mah). Fino alla dedica finale a Theo Van Gogh…

Infine c’è il volume edito dalla Bao che è davvero ben fatto. Aggiungo come dovrebbero essere pubblicati i fumetti. E’ la cosa migliore per un’opera che desta comunque spunti di discussione. Un confronto che andrebbe fatto quantomeno tra lettori di Miller stesso. Del resto bisogna anche aggiungere che il mondo fumettistico americano ciclicamente non ci ha mai risparmiato dei lavori tendenti al reazionario.

Chiudo giocando sporco, come del resto ha fatto Miller con questo fumetto, usando le parole di un altro grande, Alan Moore, proprio su Frank Miller all’indomani di alcune dichiarazioni molto critiche sul movimento occupy:

“Saranno vent’anni che evito di guardare quello che produce Frank Miller. Penso che Sin City fosse misoginia vecchio stile, 300 l’ho trovato storicamente falso, omofobico e fuorviante. Direi che nella sua opera è da tempo evidente un tipo di sensibilità alquanto spiacevole. Dal momento che non ho nulla a che vedere con l’industria del fumetto, non ho niente a che fare neppure con la gente che la popola. Ho sentito delle sua dichiarazioni a proposito del movimento Occupy. È quello che mi sarei aspettato da lui.