Stanotte mi sono letto Quaderni Russi di Igort che insieme a Quaderni Ucraini compongono le due memorie dai tempi dell’Urss, meticoloso lavoro durato due anni attraversando tutta l’ex Unione Sovietica.
“La passione per l’Unione Sovietica è in realtà la passione per la Russia. A partire dal mio nome, mi chiamo Igor; mio padre era un compositore di musica e la mia famiglia era imbevuta di cultura russa. Sono cresciuto con i racconti sugli scrittori russi prima ancora che sui libri degli scrittori russi. Erano come gli eroi di una specie di Pantheon, semidivinità della scrittura, della fantasia. Cechov per me è una specie di zio, più che un nume tutelare. Poi la cultura russa ha dato vita alle avanguardie storiche, prima della rivoluzione, con lavori di una bellezza incredibile.”
Se visivamente sono due volumi piuttosto belli, per disegni, composizione e scrittura, il frutto complessivo non mi convincono affatto. A dire il vero Quaderni Ucraini lo lessi quasi un anno fa e il viaggio nella storia del socialismo in Ucraina è duro e difficile da digerire. Igort l’ha ricomposta raccogliendo diverse testimonianze, disegnando la crudeltà della vita in Ucraina sotto Stalin prima e Breznev poi. Pagine difficili da scorrere, racconti crudeli, come la deportazione dei Kulaki nel 1932 ad opera di Stalin fino ad interrogarsi sul cosa rimane dell’esperienza della repubblica socialista nella memoria storica del paese.
“Sono un uomo di sinistra ma ti confesso che per me è un mistero come ci si possa definire stalinisti, oggi. È talmente tale l’ondata di morte, crimine e terrore che Stalin ha portato… Gli storici, grazie all’apertura di molti archivi, sono oramai concordi nel definire l’Holodomor una delle più grandi tragedie del ‘900.”
L’altro volume, letto stanotte e sicuramente più fresco nel ricordo, ha uno spessore diverso. La guerra cecena è probabilmente uno dei più enormi genocidi dal dopo guerra in poi, soprattutto dalla fine della guerra fredda. Igort usa la figura di Anna Politkovskaja e il suo ricordo per narrare questa infamia perpetrata dai governi Putin negli ultimi 20 anni. Un’Afghanistan in Europa, vergognosamente avallata da chi va a braccetto con i governi russi. Nella seconda parte invece, che ho trovato più sconclusionata, rimane debole il tornare al parlare dei Kulaki. Non ho capito perché tornarci nuovamente.
“Quando, il 7 ottobre del 2006, Anna Politkovskaja fu assassinata rimasi scioccato. La brutalità di una democrazia travestita, per la quale i sovietologi hanno coniato il termine democratura, aveva parlato. Ho trascorso quasi due anni tra Ucraina, Russia e Siberia, per cercare di capire, registrare, viaggiando in compagnia dei miei quaderni da disegno. Cosa era stata l’Unione Sovietica? Così è nato questo libro di storie di persone piccole, che attraverso il racconto mi hanno aiutato a cercare di dipanarlo, questo mistero russo.”
Ma il libro e il ricordo di Igort non si fermano soltanto alla figura della Politkovskaja ma va oltre, raccontando la storia della Bobulava e di Markelov, stagista nel stesso giornale della più famosa giornalista, lei, e avvocato difensore di antifascisti e di attivisti anti-Putin, lui.
Sicuramente questo volume funziona di più. Sicuro pure che questo non è il campo dove possa esprimesi meglio Igort. Non è Joe Sacco e forse manco pretende di esserlo eppure l’americano in questo è maestro mentre Igort un po’ vacilla. Probabile pure che io sia più sensibile nei confronti della storia della barbarie russa in Cecenia che non dello stalinismo in Ucraina. Non ne faccio una questione di merito forse più semplicemente che una è storia del mio tempo mentre l’altra no. A volte penso che la complessità della storia dell’ex Unione Sovietica mi frena e mi mette a disagio. E’ una storia enorme e Igort prova a scavare tra le macerie dell’Urss, con un risultato altalenante. Non era semplice. Rimangono due volumi molto belli e una domanda tutt’ora inevasa: cosa rimane della memoria sovietica? A volte si ha le sensazione che non sia rimasto niente o che forse quel che rimane è talmente profondo che la deriva populista reazionaria dei governi Putin attingano proprio alla parte pià nera della storia russa.