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HHhH

 Premessa: io sono uno che legge spesso e molto in bagno. Sarà il retaggio del fatto che per almeno i primi 20 anni ho vissuto in 5 in una casa piuttosto piccola, dove il bagno diventava l’unico luogo in cui stare senza nessuno attorno e perciò diventava l’emeroteca di famiglia. Qualche mese fa lessi su una delle “rivista da cesso” (tipo il venerdì di repubblica per intenderci) una bella recensione di HHhH di Laurent Binet e mi promisi di cercarlo. Poi come spesso avviene, accumulo giornali o riviste con recensioni librarie e non ho più trovato il titolo né l’autore, fino a quando non mi ci sono imbattuto casualmente in una libreria che stava liquidando tutto….

HHhH è l’acronimo SS di Himmlers Hirn heisst Heydrich, che tradotto dal tedesco significa il cervello di Himmler si chiama Heydrich. Quest’ultimo era il prediletto nonché braccio destro di Himmler, uno dei più importanti gerarchi nazisti, uno degli uomini più fidati del poco ariano Hitler. Proprio Heydrich diventerà uno dei (se non il) più pericoloso infame del Terzo Reich. Ribatezzato la Bestia Bionda o il Boia di Praga, diventerà Governatore del Protettorato di Boemia e Moravia, dove si macchierà con ferocia della repressione del popolo Ceco, appena invaso dai nazisti.

Ma questo non è un libro sui nazisti. No, quantomeno non è un libro solo sui nazisti. Tutt’altro aveva in mente l’autore, cioè quello di mettere nero su bianco una delle storie più belle della Resistenza europea in questo caso di quella ceca: l’attentato ai danni di Heydrich portato avanti da due paracadutisti cecoslovacchi, Jan Kubis e Jozef Gabcik. Dunque questo è un romanzo storico.

“Credo di cominciare a capire: sto scrivendo un infra-romanzo”.

La sorpresa di questo romanzo è la scrittura. Nel raccontare l’operazione Antropoide, nel suo lavoro di ricerca e ricostruzione storica, si interrogherà e porrà il lettore davanti al dilemma: volete la storia vera o una fiction storica? Che poi quest’ultima va di moda così tanto da regalarci romanzi straordinari. Ma la storia è la storia e spesso non ha bisogno né di aggiustamenti né di grandi o piccole invenzioni. E lo dimostra questo romanzo che narra semplicemente uno straordinario atto di eroismo della Resistenza cecoslovacca che riuscì a uccidere il n3 di tutto il Reich, nonché l’ideatore, insieme ad Eichmann, della Soluzione Finale. Un atto che contribuì ad indebolire e a mostrare le prime crepe nell’impero nazista. Ed eravamo solo al 1942. Capitoli brevi, continue disgressioni, una struttura apparentemente precaria, fotografie, aneddoti fino alle sue passeggiate attraverso una Praga negli anni completamente trasformata, offrono uno stile piuttosto piacevole per la lettura e ne esce un libro scorrevole, emozionante e assolutamente non farraginoso nonostante un quadro storico generale assolutamente complesso.

Trecento pagine che riportano alla luce una delle azioni chiave della Resistenza. Trecento pagine che rendono omaggio a Jan Kubis e Jozef Gabcik. Trecento pagine che in un mondo in cui gli storici fanno i giornalisti e i giornalisti fanno gli storici (con pessimi risultati tralaltro, Pansa docet), Laurent Binet sorprende col suo infra-romanzo.

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