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Sherwood Comix

L’altra sera ZC si è presentato con il Sherwood Comix, un volume che presenta una serie di fumetti brevi a cura di diversi autori indipendenti, nato dall’esperienza del volume dello scorso anno dal titolo Tolleranza Zero, dicendomi chiaramente “dimme che ne pensi, a me ha deluso”. Calcolando che mi fido molto del giudizio del “rigadritto”, il mio approccio è stato curioso e tentennante.

Fin dalla copertina il mio fastidio è stato tangibile. Sarò chiaro e diretto, già dal sottotitolo “immagini che producono azioni” mi sono stranito. Radio Sherwood è una realtà politica a cui non appartengo né la osteggio, e se pensano di creare una collana per potersi spingere il fumetto indipendente italiano, ben venga. Il risultato di questo volume però è nettamente inferiore a quello precedente uscito con la Becco Giallo ma curato dagli stessi di questa edizione. Il timbro politico messo in chiara evidenza già dal titolo del volume rischia di essere controproducente. Se sono le immagini a produrre le azioni non c’e’ bisogno di “timbrarlo”, visto che le immagini sfuggono anche ai loro autori e si possono riprodurre in maniera diversa. Mi trova d’accordo la prefazione di Casarini quando afferma che “Il sottotitolo di questa raccolta “Immagini che producono azioni”, secondo me è anche un modo per interrogarsi tutti sul perchè le immagini in realtà non producano più azioni. Sul perchè vedere con una dovizia di particolari da vetrino sul microscopio, ogni giorno, ogni istante, nefandezze di ogni tipo, dalla guerra alle ingiustizie, dalle violenze più brutali alla devastazione, non muova delle reazioni. O meglio, non si trasformi in indignazione aperta, che male che vada significhi almeno non essere artefici delle proprie disgrazie e di quelle altrui. E invece non è così, e abbiamo ormai imparato che per muovere non basta “vedere”, ma bisogna anche sentire dentro.”

Nel loro insieme la qualità delle storie è piuttosto mediocre. Forse è stato lasciato troppo poco spazio creativo o più semplicemente è decisamente difficile raccogliere in 3/4 pagine una storia che riesca a incuriosire o appassionare il lettore. Né strisce né storie brevi, la maggior parte rimangono delle cose così lasciate a metà o che ammiccano a una precisa area politica come se l’essere politico debba per forza passare per l’autoreferenzialità. Ricostruire un immaginario condiviso e collettivo credo debba essere una priorità per un movimento, qualsiasi sia, che sappia ridisegnarsi e riscrivere la storia del confitto sociale in questo paese. Il fumetto è un linguaggio, uno strumento, e ben venga che sia usato anche per questo. Infondo da Frigidaire passando per Il Male o Pazienza stesso, già è stato così.

In questo volume salvo le storie del sempre ottimo ZeroCalcare, Vanzella & Genovese, Tirelli, Cristina Spanò, Simone Lucciola ed infine Armin Barducci; gli unici capaci in poche pagine a lasciare un segno, una impronta, sia graficamente che a livello narrativo, in mezzo a un mare di cose incerte, disegnate neanche troppo bene, alcune banali e scontate. Per il resto fa piacere vedere una fitta schiera di autori piuttosto giovani, che spesso nonostante le qualità trovano poco spazio di pubblicazione, e mi auguro che l’esperienza Sherwood Comix continui, sperando che non vengano mai anteposti gli interessi di bottega politica a quelli del fumetto in quanto tale, politico e non. Ne abbiamo bisogno tutti, proprio perché le immagini non producono più azioni.

Posted in fumetti.


2 Responses

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  1. il linguaggio è importante says

    secondo me si scrive “lo” sherwood comix, poi fate vobis.

  2. ZC says

    la mia posizione comunque è piu articolata di come l’hai messa:D diciamo che non c’ho trovato molte sorprese: gli amichetti miei, o quelli che cmq so che mi piacciono e che ogni anno fanno robe interessanti, continuano a farle e infatti mi sono piaciuti. Qualche nuova scoperta interessante pure l’ho fatta (compresa gente che dal vivo me sta troppo sul cazzo che poi invece fa fumetti che mi piacciono). E sono pure contento che non ci siano fumetti eccessivamente didascalici,che è sempre un po il rischio quando si parla di fumetto politico (ahahah il piu didascalico de tutti è il mio porcodio).
    Concordo pero che ci sono un sacco di cose incerte o che sembrano lasciate a metà (non saprei manco citartele senza il volume davanti,proprio perche non sono riuscite a imprimermi qualcosa nella capoccia), da lì la mia perplessità.
    comunque meno male che ce stanno un sacco de pischelli….