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L’ombra

 “Sono bravo in quello che faccio. Sono sopravvissuto perché sto molto attento. Vivo solo, dormo solo, mangio solo. Non mi fido di nessuno.”
L’ombra di Roger Hobbs non si presenta con un incipit così originale. Avete presente il Mr Wolf di Pulp Fiction? Bene, mettetelo in clandestinità, e avrete il protagonista di questo romanzo.

Non sappiamo come si chiama visto che tutti lo chiamano Ombra. Di mestiere fa il ripulitore, con un passato da rapinatore di banca. Se un colpo o una faccenda va storta, chiamano lui per ripulire e sistemare le cose. E così farà Marcus, potente boss legato ai cartelli criminali, dopo che il colpo ad Atlantic City, fallisce. E l’Ombra non può rifiutare, deve ancora un favore a Marcus.

“Un’idea semplice: che cosa sarebbe la vita senza un’identità fissa? Volevo descrivere un personaggio che può cambiare aspetto come noi cambiamo i vestiti. Se ci pensi è l’essenza stessa della libertà. Una volta messo a fuoco questo il resto viene facile. Ed è così per tutti gli altri: scelgo un piccolo concetto, un’intuizione anche minima ma che possa incuriosire me e dunque i lettori””

Come ammette anche l’autore stesso, l’idea di partenza è abbastanza semplice. La trama non ha intuizioni particolari a livello narrativo, non avrete mai la sensazione di leggere qualcosa di nuovo, ma funziona piuttosto bene. Ritmo e tensione, tengono per tutte le oltre trecento pagine. E sorprende che Hobbs abbia solo 24 anni (22 quando lo scrisse) perché si ha la sensazione di avere di fronte un autore di genere piuttosto maturo, quasi navigato e invece è il suo romanzo d’esordio. Non so quanto lavoro ci sia di Gary Fisketjon, editor di Raymond Carver, perché il linguaggio dei dialoghi, i tempi e lo stile della scrittura sono un ingranaggio troppo perfetto per un esordiente. Anche se bravo come sembrerebbe Hobbs. Di sicuro gli autori americani sono straordinari perché hanno una scuola perfetta, fatta di una scrittura semplice, diretta e che bada al sodo.

La lettura scorre fluida, a tratta avvicencente, nonostante non abbia mai avuto l’impressione di sorprendermi. Il personaggio dell’Ombra, è destinato a tornare. Si percepisce sin dalle prima pagine (infatti facendo qualche ricerca in rete ne ho avuto la conferma).
Se c’è una cosa che con me non ha funzionato, è stato il grado di empatia che sono riuscito ad avere col protagonista. Non è riuscito ad affascinarmi troppo, anzi. Forse un po’ troppo caricato (il rapinatore che legge i classici in latino mah!) mi è rimasto distante. Gli altri intorno, sono talmente impercettibili e comprimari, che alla fine del romanzo manco ne ricordi il nome. Non so se sia stata una scelta (possibile) ma credo che su questa Hobbs debba lavorare e di tempo davanti a sé ne ha parecchio. L’importante è che non lo brucino.

Posted in noir - gialli.