Ho talmente tanti fumetti arretrati che nei prossimi giorni leggerò solo quelli. Niente romanzi cartacei o su e-book, che si accumulano fra i pochi spazi rimasti in casa o sul desktop del computer. Il primo di questa serie è Cronache di Gerusalemme di Guy Delisle, famoso per i suoi reportage da Cina, Birmania e Corea del Nord.
Premetto che a me questo autore non fa particolarmente impazzire. I precedenti, escluso quello sulla Corea del Nord, sono abbastanza noiosi, tanto che credo di aver addirittura lasciato a metà Cronache Birmane. Ma quest’ultimo avendo vinto il prestigioso premio di Angouleme, mi ha dato qualche aspettativa in più.
Premessa: ho avuto la fortuna di visitare Gerusalemme un paio di volte, così come alcuni dei luoghi descritti e raccontati nel fumetto. Le mie visite però non erano turistiche e neanche in territorio israeliano, visto che ho fatto parte di gruppi di supporto e solidarietà alla causa palestinese. Ci tengo a precisarlo, non perché voglio fare il figo, bensì perché non riesco a non avere una visione neutra.
Guy Delisle non è Joe Sacco e manco vuole esserlo. A causa del lavoro della moglie (MSF) si ritroverà a vivere un anno a Gerusalemme Est, nel quartiere poco elegante di periferia di Bet Hanina (zona palestinese). Da qui parte il non-reportage, senza una struttura narrativa particolare e senza velleità giornalistiche. Un racconto del suo vivere quotidianamente a cavallo tra Israele e Palestina, scontrandosi la complessità del conflitto israelo-palestinese, mettendosi a volte nei panni dei primi e molto nei panni dei secondi. Uno sguardo disincantato, meta-politico, a volte superficiale, altre volte toccante, per un racconto che però tutto sommato a me rimane un po’ noioso. Del resto Delisle mi ha sempre un po’ annoiato e in queste pagine ho trovato conferma delle sensazioni che mi suscita. Da Piombo Fuso, passando per i checkpoint, le varie città prigione della Cisgiordania, i cassonetti sporchi sottocasa perché Israele non raccoglie i rifiuti nelle zone palestinesi di Gerusalemme oppure le colonie che rubano l’acqua privando le zone palestinesi, fino al delirio religioso e razzista degli ebrei ortodossi, sono le storie di ordinaria Palestina narrate nel volume. Forse è il carattere compassato dell’autore e dei racconti, il fatto che non si incazzi mai davanti agli abusi perpetrati dal governo israeliano nei confronti dei palestinesi, il sostanziale assistere a tutto questo senza commentare in maniera particolare tanto che a un certo punto ti viene da pensare “eddai cazzo ma dilla una cosa in più!”. E proprio quando stavo per bocciare questo fumettone, Delisle mi sorprende con una metafora finale che mi ha fatto rivedere il giudizio complessivo.
Non è un autore politico e infondo quell’esperienza lo ha portato a fare delle semplici considerazioni. Non bisogna essere particolarmente “politici” per rendersi conto in che condizioni vivono i palestinesi. Non bisogna essere particolarmente radicali per denunciare le politiche del governo israeliano. E’ proprio lo scontro quotidiano che non ti fa rimanere neutro nonostante il tentativo dell’autore. Non si può rimanere neutri davanti a un muro che taglia in 2 un territorio, che separa quartieri, nuclei abitati dalle campagne che sono (anzi erano) la fonte di reddito per migliaia di contadini palestinesi. O davanti le politiche di esclusione che subiscono milioni di palestinesi, insieme a controlli, incursioni notturne o espropri.
E forse è proprio questo il merito che ha Cronache di Gerusalemme, quello di far avvicinare il lettore alla complessità di un conflitto che non è assolutamente destinato a risolversi, sperando che non si annoi tra le centinaia di pagine, di aneddoti e di capitoli brevi sostenuti però da un buon disegno.