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Vedi di non morire

Ci sono momenti e momenti per scrivere una recensione. E questo non è quello giusto. Ma d’altronde scrivere serve non solo per fissare le sensazioni che ti da un libro appena letto ma, a volte, anche per distrarsi dai cattivi pensieri. Negli ultimi giorni, approfittando di un weekend lungo a Parigi, ho avuto occasione di leggere “Vedi di non morire” di Josh Bazell, uno che studia medicina, americano, al suo prima romanzo.

Se non avete troppe pretese, il libro funziona. Un thriller piuttosto divertente su un mafioso pentito diventato successivamente medico. Ora dovrei dire che sembra un misto tra il Dr House e Scrubs, anche un po’ Sopranos, senza dimenticare l’ironia yiddish. Avranno più o meno scritto così in quasi tutte le recensioni. Il protagonista è Pietro “Orso” Brwna, ex affiliato al clan dei Locano, un ragazzetto di origini ebreo polacche. Una coppia di nonni sopravvissuti ad Auschwitz che viene barbaramente uccisa inspiegabilmente dà la spinata al giovanissimo Pietro di arruffianarsi il figlio del boss per entrare nel giro. Ci sono gli amati nonni da vendicare. Ma tutto ha inizio quando nell’ospedale di Manhattan il medico Peter Brown (la sua nuova identità) si ritrova faccia a faccia con un mafioso che lo riconosce e lo minaccia: se muoio dico a tutti dove sei e in un paio d’ore sei un uomo morto anche tu. Il fatto che sia terribilmente malato di cancro, complica tutto.

La storia segue due fili narrativi. Il dilemma del medico Brown sul come sopravvivere dalla minaccia senza essere costretto a scappare di nuovo e i continui flashbacks sulla carriera mafiosa e l’ascesa di Brwna a killer del clan Locano. Ok, lo schema è abbastanza comune per un thriller. La differenza sostanzialmente, e il motivo del successo di Bazell, è una scrittura tagliente, divertente e sarcastica al punto giusto, il tutto in chiave pulp. L’ironia di fondo che accompagna anche le scene più tese, porta il romanzo fuori dallo schema del classico thriller e gli dona quella leggerezza necessaria per farlo filare via per tutte le 300 pagine, tra ciniche storie di ospedale ed esecuzioni mafiose, tutto molto sopra le righe, il che avrà fatto storcere la bocca agli amanti del genere. Ma d’altronde Bazell è un esordiente, che nella vita fa altro, e che sicuramente si è divertito a sovvertire, usando un linguaggio più cinematografico che romanzesco. Uno stile che sicuramente piacerebbe a Tarantino, proprio per il suo essere tanto violento quanto surreale.

A conti fatti mi è piaciuto. Me ne avevano parlato bene tempo fa ma non ricordavo nulla né ne sapevo nulla. Oh sia chiaro, è un romanzo carino, nessun capolavoro, niente che faccia spellare le mani. Lansdale gli da una pista, ad esempio (manco avrei dovuto sottolinerarlo, tsk!). Però se vi capita come me, di trovarlo usato/seminuovo e pagarlo la metà, rimarrete soddisfatti. Come sempre la differenza non sta nel reale valore delle cose, ma sulle aspettative che ci accompagnano. E questo vale sempre, soprattutto se penso alla mia vita.

Posted in narrativa, noir - gialli.

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One Response

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  1. Artemio Antinori says

    Son d’accordo, fa’ ride, e decisamente interessante farmacologicamente e reale quanto basta nella scena della cella frigorifera. Amazon me l’ha spacciato a €7e90 quindi ottimo acquisto. Aspetto la seconda parte che comprerò a breve