Ultimamente ho letto poco, ma del resto sono stato vittima di acciacchi e problemi di salute vari. Ora che sembro e sottolineo sembro di nuovo ripreso, sto provando a recuperare il mio solito ritmo. L’ultimo libro letto, tra la spiaggia di Capocotta e il letto, la notte stessa, è stato Storia di una foto di Sergio “Derive e Approdi” Bianchi. A dire il vero non lo avevo neanche previsto di leggerlo, ma vista che una delle socie di Tabula Rasa mi aveva chiesto di presentarlo insieme, non mi restava altro da fare.
Dunque questa sera, lunedì 20/06, insieme a Sergio Bianchi, Salvo e Tano D’Amico, dai microfoni di ROR parleremo di questo libro che parte dalla foto icona del 77, quella di Milano – Via De Amicis, per parlare del contesto in cui maturò quello scontro e di immagini e movimento. O almeno tenteremo di farlo, mica è facile. Anzi.
“Quella foto diventa la rappresentazione dell’aspetto tragico del Movimento del ’77: così nasce l’immagine icona degli «anni di piombo». Un’immagine che è stata l’incubo di una generazione e che oltre trent’anni dopo continua a evocare un passato che non passa per tutti quelli che ne furono i protagonisti: i rivoltosi, le vittime, le istituzioni, i politici, i media e l’opinione pubblica.” (dalla quarta di copertina)
Ma il libro non si ferma soltanto a raccontare quel 14 maggio 77, a 2 giorni dall’omicidio di Giorgiana Masi e dall’arresto degli avvocati di Soccorso Rosso. Prova anche a raccontare la Milano di movimento in quei giorni. Le realtà che si muovevano intorno all’Autonomia, l’aria che si respirava nelle strade e nei quartieri milanesi. Ma soprattutto Bianchi e gli altri che si alternano nelle pagine (da Umberto Eco a Toni Negri passando per Raffaele Ventura) raccontano come quella giornata manderà in frantumi il movimento milanese.
Posso rispondere con le parole usate a riguardo da Paolo Pozzi e Franco Tommei: tutta quell’illegalità che tanto avevamo fatto perché fosse parte del movimento si stava per ritorcere contro il movimento stesso: l’uso della forza non era più al servizio di una contrattualitá conflittuale e violenta, ma stava per diventare dominio esclusivo di chi volesse abbandonare ogni possibilità di lavoro politico di massa per scegliere la linea del combattimento e della clandestinità.
Certamente non sta a me analizzare un periodo storico e un movimento a cui non sono appartenuto. Sta a chi legge, farsi le domande opportune e magari confrontare ciò che emerge da questo libro con altri testi. Detto questo, rimane una testimonianza e una interpretazione di quelle drammatiche giornate del 77, che da Milano a Roma, passando per Bologna, mise le basi non solo per un innalzamento dello scontro ma anche per una nuova e violenta ondata repressiva.
Concludo come nell’epoca che ci viviamo, distante appena 34 anni, come tutto sia stravolto. Bombardati da immagini, video e foto, che subiamo senza riuscire a trattenere o a imprimere nella mente, probabilmente una foto con un impatto del genere difficilmente sarà più riproducibile. Fagocitiamo tutto, troppo. Siamo iper esposti e ne subiamo le conseguenze. Chiudo con una battuta che faccio quando penso a Facebook: se questa foto fosse stata fatta in una recente manifestazione, qualcuno l’avrebbe taggata.
Ascolta la presentazione durante Tabula Rasa