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Shibumi

Scritto nel 1979 e pubblicato in Italia con il titolo de Il Ritorno delle Gru, con Shibumi stiamo di fronte a una spy story completamente diversa da quella scritta e pensata da Winslow. Se infatti nel prequel scritto postumo, Satori (recensione precedente a questa), scopriamo come nasce Hel e come diventa il temibilissimo killer ammazza cattivi, nel romanzo originale di Trevanian, Nikolaj è coinvolto suo malgrado in una guerra che diventa personale con i servizi Usa.

«Shibumi è comprensione più che conoscenza. Silenzio eloquente. Nel modo di comportarsi, è modestia senza pruderie. Nell’arte, dove lo spirito di shibumi prende la forma di sabi, è elegante semplicità, articolata brevità. Nella filosofia, dove shibumi emerge come wabi, è una serenità spirituale non passiva; l’essere senza l’angoscia del divenire. E nella personalità di un uomo, è… come dire? Autorità senza dominio? Qualcosa del genere.»
Hel ha finalmente trovoto lo shibumi e si è rifugiato in un castello nei Paesi Baschi (lato francese). Non gioca più a go ma continua a pensare alla sua vita come se fosse una partita a go. Una israeliana, nipote di un vecchio amico, dopo un agguato subito all’aeroporto di Roma, scappa da lui per cercare supporto e vendetta. La vita di Hel viene nuovamente sconvolta.

“Non sono gli americani che mi danno fastidio; è l’americanismo: una malattia sociale del mondo postindustriale che deve inevitabilmente contagiare, a turno, ciascuna delle nazioni mercantili, e che si chiama ‘americana’ solo perchè il vostro paese rappresenta la forma clinicamente più grave, così come si parla dell’influenza spagnola o dell’encefalite giapponese di tipo B.”

Trevanian usa la formula del giallo spione per raccontarci la vita di un uomo, un assassino o un vendicatore, secondo i punti di vista, ma è un romanzo dalle venature politiche. Servizi vari e gruppi terroristici che vengono bistrattati. Governo americano e gli altri governi amici, derisi e criticati in maniera spietata e condivisibile. La contrapposizione tra due mondi, quello orientale e occidentale, talmente tanto diversi da sembrare assolutamente incomunicabili che però vengono rappresentati dal protagonista stesso. Un libro molto poco d’azione, dalla scrittura ricercata e a volte sofisticata. Lento e pungente al punto giusto, forse in alcuni tratti incredibilmente lento, ma che in fondo è lui stesso alla ricerca dell’armonia giusta: lo shibumi.

L’autore dimostra di saper scrivere con intelligenza e bravura. Winslow nel precedente è stato strepitoso nell’infilarsi nella storia e regolandoci un romanzo di azione e spessore. Non possono che essere letti entrambi e insieme visto che ce n’è l’occasione. Io l’ho fatto con convinzione e ne sono rimasto soddisfatto. Non sono giorni facili questi ultimi trascorsi, anzi, eppure la calma filosofica di Nikolaj pervadeva anche me. Un personaggio che mi mancherà.

Posted in noir - gialli.

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