Regalatomi e letto in un paio di giorni, Buongiorno Los Angeles di James Frey è una particolare “biografia” di El Pueblo de Nuestra Señora la Reina de Los Angeles de Porciúncula meglio conosciuta come LA, Los Angeles.
Un romanzo ambizioso, corale, di una città-stato enorme, dove si muovono milioni di persone, dove la prima lingua è ormai lo spagnolo, regno delle contraddizioni, dove nel raggio di qualche chilometro trovate gli abitanti miliardari di Beverly Hills e il ghetto di Watts. La città del sogno americano, degli aspiranti attori o attrici, degli artisti in cerca di fama, dei delusi e degli sconfitti. Frey prova a raccontarcela, attraverso 4 storie e una infinita serie di micro-storie, tutto missato e frullato con mano capace e un po’ maniacale.
Dal barbone che si mette in testa di salvare una ragazza, alla giovane messicana in cerca di una relazione fino alla coppia di diciannovenni che scappano dalle mostruose famiglie dell’Ohio passando per il famosissimo attore gay che si innamora di una ex stella del football americano, le 4 macro-storie funzionano e appassionano e regalano uno squarcio della quotidanietà losangelina. Una metropoli mostruosa, che divora i proprio abitanti, con il loro armamentario di sogni e desideri. Una città-stato che fonda intere cittadine in un tuttuno, frullandole da vita a un mix esplosivo.
Un romanzo frammentato che da al lettore la sensazione di osservare la città dall’alto di un elicottero, che funziona nonostante la narrazione piuttosto particolare, che non annoia e che tiene il lettore piuttosto attento. Frey è bravo, magari non è un romanzo impeccabile ma tutto sommato tiene e si fa leggere. Ho trovato fastidiose alcune scelte di scrittura tipo il non usare le virgolette nei dialoghi ma introdurli con un “tizio o caio parla”. Non ammica, non è furbo, ma è un omaggio a una città che più di ogni altra in america è il condensato del sogno americano che si infrange.