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Il Dono del Diavolo

“Anvedi, bello” ho pensato con piacevole stupore questa stanotte, quando ad un orario assai improbabile, chiudevo l’ultima pagina de Il Dono del Diavolo di Walter Mosley; autore a me sconosciuto fin quando Mr Pì, il negro-bianco sventurato compagno di una mia amica, si è presentato a casa con in dono, due romanzi di questo autore afro-americano.

Abituato al noir black dei vari Himes o Iceberg Slim, non sapevo cosa avessi tra le mani e leggendo la quarta di copertina mi aspettavo qualcosa di molto simile alla loro. E invece… Ecco Charles Blakey, indolente afro-americano, disoccupato, dopo essere stato cacciato da quello precedente, una ipoteca sulla storica casa di famiglia, pochi dollari in tasca, nessuna donna vicino e un paio di amici con cui condividere l’alcolismo. Un uomo solo e sull’orlo del baratro fino a quando non accetta di affittare la sua cantina ad un ricco uomo bianco, che gli offre un mucchio di soldi per essere “rinchiuso” in una cella autocostruita da lui stesso.

Non ero pazzo. Semplicemente, il mio mondo si era disintegrato. O forse non avevo mai vissuto veramente, e sino ad allora ero andato avanti nella beata ignoranza. Tutto era cominciato a cadere in pezzi quando avevo cominciato quelle conversazioni sul male con Anniston Bennet.

E così Charles si trasforma prima in guardiano e poi nel carceriere di Bennet, con cui comincia un gioco psicologico fatto di racconti, menzogne, verità e discussioni sul bene e il male. Il tutto mentre il protagonista comincia a vivere davvero la propria vita, a incontrare donne, a interrogarsi sull’amore e la passione, senza nessun progetto davanti e l’attitudine a farsi trascinare dagli eventi.

La sua esistenza potrebbe essere definita un fallimento. Sino a ora, ha buttato via ogni attimo della sua vita. Tuttavia si è conservato del tutto innocente, mentre io, che ho cambiato il corso della storia delle nazioni, non sono degno di chiamarla amico.

Ma quali sono i crimini che Bennet vuole espiare in quella gabbia chiusa in cantina? Quali sono gli orrendi crimini di cui si auto-accusa? Davvero, come pensa Charles i buoni sono dei falliti mentre i cattivi sono i potenti? E lui essendo un fallito sarebbe capace o no di uccidere un uomo?
Pagina dopo pagina assistiamo alla trasformazione di Charles, nei lunghi 65 giorni in cui Bennet rimarrà rinchiuso dentro la gabbia, da guardiano a giudice, da indifferente a parte integrante di questo gioco psicologico che trasformerà entrambi. Un lento viaggio in tre parti nelle zone più oscure dell’animo umano, dove la malvagità perde di senso di fronte all’idea del potere, dove non c’e’ pentimento né redenzione, dove anche le pene che ci auto-infliggiamo non sono per punire il male bensì per punire la propria propensione a riconoscerlo.

– Hai mai letto Moby Dick, Charles? C’è un personaggio, un cuoco, che tiene dei sermoni agli squali, rivelandogli la loro natura. Dice loro che potrebbero diventare angeli se solo riuscissero a dominare i propri appetiti. Predicava, ma loro non lo capivano. Il cuore umano è simile a quello degli squali. E’ impossibile contenere gli appetiti di un cuore famelico.

Scritto in maniera semplice e asciutta, questo è un bel romanzo, piacevole da leggere tanto quanto capace di regalarti quel filo di tensione che porta il lettore a leggere la terza e ultima parte tutta d’un fiato. Magari evitate di fare come me, che non dormo e ho fatto per 2 sere di seguito le 3 di notte leggendo, soprattutto se si è particolarmente stanchi!

Ps io abito in un seminterrato, se qualcun fosse interessato…

Posted in noir - gialli.

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