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La Vendetta di Sasha

Sasha è una russa trapiantata a Francoforte, ha 17 anni e due desideri: uccidere l’assassino di sua madre e scrivere un libro su di lei. Questo è l’incipit de La Vendetta di Sasha, romanzo d’esordio della giovane Alina Bronski, letto nelle ultime due notti poco primaverili.

A Sasha “je rode ‘na cifra er chicchero”, come diremmo nel nostro slang romanesco. Odia il quartiere dove vive, un ghetto alle porte della città dove vivono parecchi immigrati russi, poco inseriti e che parlano ancora uno stentato tedesco, va bene a scuola, odia gli uomini ma anche le donne (come precisa in più di una occasione), ha un fratello e una sorella piccoli che adora e di cui si prende cura, non ha amici o amiche degni di tal nome, è ironica e scontrosa e soprattutto non ha paura di niente.

Si muove veloce, irrequieta, medita la vendetta nei confronti di Vadim, suo patrigno e omicida della sua adorata madre, donna di successo, colta, attrice teatrale ma in qualche modo succube di un uomo ignorante e violento, con lei e i suoi figli più piccoli. Sasha amava la madre, e il romanzo è un alternarsi di ricordi pieni di rimpianto e di amore alternati all’odio per il fatto che la madre sia stata incapace di allontanare in tempo un uomo così meschino e violento, che l’ha sottratta a lei e ai suoi fratellastri.

La scrittura è veloce e fitta almeno tanto quanto la protagonista. Tagliente e ironica nelle vicende che racconta. Non ci sono capitoli e pochissimi intervalli. Anzi potremmo quasi dire che la storia si svolge in pochi giorni o settimane. Si muove tutto in maniera così rapida che mi è capitato di chiudere il libro alle 2:30 di notte, senza quasi accorgermene e imprecando dannatamente contro me stesso, visto che la mattina seguente avevo la sveglia alle 7. E’ comunque un romanzo carino, piacevole, che non cambierà la storia della letteratura ma che regala comunque delle buone vibrazioni.

Posted in narrativa.