E’ vero ultimamente sto leggendo poco o comunque meno del solito.
Fasi della vita e stimoli diversi, tant’è che mi sono buttato su un altro libro della Natsuo Kirino, da poco uscito e scritto precedentemente agli altri che avevo letto.
Morbide guance è il suo titolo e ho approfittato di una trasferta in terra danese e dei lunghi spostamenti per leggere le oltre 500 pagine che lo compongono.
Un romanzo a metà tra il lo psico-thriller e il giallo, diverso dai suoi successivi libri, ma che mantengono forte l’identità di questa splendida autrice.
“Kasumi è nata e cresciuta nell’Hokkaido, ma fugge ben presto a Tokyo, dove sogna di realizzare una vita libera e diversa da quella monotona e squallida dei suoi genitori. Sposatasi con un tipografo mite e serio, Kasumi cerca una via di fuga nelle braccia di un cliente del marito con il quale inizierà una relazione segreta e appassionata, che indurrà l’uomo a comprare una casa nell’Hokkaido per ospitare la donna e la sua famiglia. Nel corso di questo soggiorno, la figlia maggiore di Kasumi, Yuka, scompare senza lasciare traccia”
L’evento segnerà la vita dei protagonisti dell’intera storia: delle due famiglie in questione, dei vicini di casa dello chalet, fino a quella di un poliziotto che decide di scoprire anni dopo che fine abbia fatto la bambina. Il ricordo, la fuga, l’abbandono, la vita e la morte, sono i temi al centro di questa storia, in cui Kasumi reciterà il ruolo della protagonista nella sua estenuante ricerca della figlia, altro modo per continuare a fuggire e per sentirsi davvero viva.
Il senso di colpa che trascina nel baratro Kasumi è lo stesso che attraversa gli altri protagonisti. Senza di colpa, vuoto affettivo, anime disperate che sono il frutto degli assurdi meccanismi della società giapponese e dei rapporti uomo-donna.
La Kirino non delude neanche stavolta, nonostante abbia trovato gli altri più fluidi, grazie a un finale in crescendo e alla caratterizzazione dei propri personaggi, attraverso la messa a nudo della loro psiche e delle loro emozioni. Dialoghi ficcanti che mettono a nudo la disperazione dei protagonisti alle prese con una vicenda strana e oscura, in cui tutti si sentono in qualche modo in colpa e responsabili, mentre la verità è piuttosto lontana a tutti.
“Allora qual è lo scopo?”
“Non c’è”. Usumi sentì una leggera pressione contro le dita che teneva sulle mani di lei. “Basta attraversare la vita intera, fino all’ultimo”.