A solo due libri di distanza ho di nuovo preso in mano un libro della Natsuo Kirino dopo il sorprendente Real World. Le quasi 700 pagine di Le Quattro Casalinghe di Tokyo mi hanno accompagnato in queste giornate convalescenti, trascinandomi dal torpore casalingo alla cruda realtà giapponese. L’autrice è una donna che scrive anche e soprattutto di donne, in lotta contro una società arcaica e machista.
“Faticare fino a esaurire tutte le forze, per non pensare a nulla. Vivere all’opposto della sua famiglia. Ma tutto ciò non aveva fatto che aumentare la sua rabbia e la sua tristezza. Nessuno, né Yoshiki né Nobuki, avrebbe più potuto salvarla.
Forse proprio per questo aveva oltrepassato il confine, perché era talmente disperata che voleva solo un mondo diverso”.
Le quattro casalinghe non ammiccano neanche minimamente alle “casalinghe disperate” upper class statunitense. Le protagoniste di questo romanzo, che definirlo noir o thriller è soltanto un inutile tentativo di categorizzarlo, visto che va oltre il genere, lavorano di notte in uno stabilimento che produce cibi pronti, hanno problemi economici, e vivono una realtà affettiva semplicemente degradata e frustrante. Quattro donne completamente diverse, più o meno amiche, che si troveranno a fare “banda” quando la giovane e carina Yayoi, dopo aver subito delle percosse, uccide il marito che l’aveva umiliata e tradita sperperando tutti i loro risparmi. Per motivi diversi le altre tre si offriranno di aiutarla, occultando il cadavere e fornendo alibi tra loro stesse. Solidarietà femminila ma non solo, anzi, il tentativo di “liberazione” della loro amica viene preso da input per cercare loro stesse una libertà estrema, una via di fuga dalla loro realtà annichilente, una reazione al femminile contro una società che sottomette e discrmina le donne, in cui le donne sono semplicemente “oggetto”, in cui individualismo e ossessione del denaro la fanno da padrone.
Donne logore dalla propria vita, esauste dalla mancanza di affetto o dal semplice riconoscimento, costrette a un lavoro faticosissimo e alienante che decidono di reagire più o meno consapevolmente; Attraverso il cambio dell’io narrante del romanzo, assisteremo alla maturazione delle protagoniste, verso un finale ancora più nero e forte delle pagine iniziali. Un viaggio attraverso la società giapponese, una critica feroce della stessa, un po’ splatter, un po’ noir, un po’ thriller, molto Natsuo Kirino, rabbioso quanto basta per tenervi incollate alle pagine, palpitare in questo continuo scontro tra odio/amore, sottomissione/reazione, eros/thanos.
In originale il titolo è Out, decisamente più azzeccato nello spiegare quale sia la molla che ha fatto scattare le quattro donne: uscire, fuggire, scappare dalla propria condizione, anche attraverso atti criminali, senza compromessi. Conquistarsi una proprio autonomia in una realtà che le vede sempre e comunque sottomesse agli uomini.
“La signora Yoyoi è una buona moglie e una splendida madre. Non posso davvero definirla in altro modo, mi creda”, dichiarò Masako pensando che era vero. Proprio perché era una moglie e una madre esemplare aveva potuto aggredire Kenji come una furia e ucciderlo, dopo aver scoperto di essere stata ingannata. Se avesse avuto un amante non si sarebbe comportata in quel modo.
Ps è il post numero 100!!!