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Giorni di fuoco

 Difficile non ricordare i 6 giorni successivi l’assoluzione dei poliziotti rei di aver pestato quasi a morte Rodney King, colpevole di essere nero agli occhi di uno dei corpi di polizia più violenti e militarizzati non solo d’America. Difficile dimenticare come una rivolta popolare dei neri afroamericani e degli ispanici abbia messo sotto scacco una delle prime potenze mondiali e militari per ben 6 giorni tanto da schierare nelle strade Marines, Guardia Nazionale e un po’ tutti i corpi di polizia in circolazione per riportare “la pace” nelle strade di Los Angeles. E’ una pagina di storia indelebile ed è proprio su quelle giornate che si muove il quarto romanzo (primo edito in Italia) di Ryan Gattis: “Giorni di fuoco”.

I 6 giorni divisi 18 capitoli per 18 personaggi diversi, fili di una storia tenuta insieme, intrecciata in maniera magistrale tra fiction e documenti d’epoca che sorprendono il lettore, lo accompagnano e lo catturano. Leggendolo pensavo “Cazzo, questo come scrive bene”. Perché è questo il primo elemento di questo romanzo che più mi è piaciuto: la facilità/capacità di scrittura di questo autore, finora sconosciuto. Non è una storia vera quella raccontata ma è una storia che ha anche dei passaggi realmente accaduti. Vero che gli autori americani hanno una capacità di scrittura differenti da quelli europei. Altrettanto vero però che capacità o no, romanzi del genere in Italia non escono. No. La maggior parte dei nostri autori sta lì a raccontarci “quanto è difficile vivere” soprattutto nei loro ambienti borghesi, con problemi borghesi e tic borghesi. Fare fiction attraverso un lavoro di ricerca e giornalistico è un fenomeno piuttosto “sconosciuto” lasciato fare quasi sempre a giornalisti prestati alla narrativa con risultati, a mio avviso, tutto tranne che soddisfacenti.

Avete presente The Wire, serie tv perfetta uscita qualche anno fa? Questo romanzo ne calca le orme, ne ha lo stile, perché in quel prodotto televisivo c’erano molte delle caratteristiche del romanzo di Gattis: molti personaggi e nessun protagonista, legati tra loro da un filo comune, ambienti e classi sociali diverse, ne fanno un ritratto vivo e assolutamente credibile di quel che è la città di Los Angeles, forse l’unica protagonista  di tutto questo racconto come del resto ammette lo stesso Gattis in una intervista “LA compare in ogni pagina del libro. E’ in primo piano. Gli ultimi paragrafi sono tutti concentrati sulla città di cui mi interessava mostrare le parti che di solito non si vedono in tv””

Fidatevi che queste 400 pagine sono pure adrenalina dove l’autore non fa sconti né alle gang né ai vari corpi di polizia e in parte demitizza anche la politicità di parte della rivolta, usata in alcuni quartieri per regolare un po’ di conti in sospeso tra gang. Le contraddizioni di una metropoli che ha già vissuto una rivolta del genere, Watts 1966, ma che come dice Lil Creeper, uno dei personaggi del romanzo “Credetemi. Ci saranno altri scontri nel 2022. O anche prima, non lo so“. Io gli credo.

Posted in narrativa, noir - gialli.

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