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I solchi del destino

 Premessa: “I solchi del destino” di Paco Roca è un capolavoro. Lo scrivo subito perché poi non voglio tornarci più e non voglio perdere tempo con roboanti aggettivi per darne il senso di grandezza.

Non so cosa stia succedendo al fumetto europeo. Non so se stia vivendo un momento di grazia ma è oggettivo che stanno uscendo dei fumetti straordinari. Prima Gipi poi Roca, danno spessore e risalto a generi diversi, dalla letteratura fino alla storia, che spesso non riescono ad avere. Conosco abbastanza Roca, sapevo che questo sarebbe stato un gran bel libro ma onestamente non pensavo quanto mi sarebbe piaciuto.

Procediamo per gradi. Qui siamo oltre il “giornalismo grafico” alla Joe Sacco. Non so se vogliamo parlare di “storiografia grafica” perché a me verrebbe da ridere. Ma il lavoro di Roca è straordinario prima di tutto per la sua ricerca storica e la volontà di riportare alla luce pagine dimenticate, volutamente e non. Un lavoro certosino, lungo e impegnativo, che l’ha portato a confrontarsi con storici veri e non con giornalisti che si inventano storici come avviene in Italia. Roca non gioca con la storia a proprio piacimento, cerca solo di rappresentarla e raccontarla attraverso il disegno e una scrittura eccellente. Ne rappresenta il dramma umano tanto quello individuale, di chi la combattè e di chi la subì inerme.

Sig De Gaulle, io combatto i fascisti da molto prima di lei, sono spagnolo.

I solchi del destino è il tentativo di raccontare la storia degli esuli antifascisti spagnoli, scappati al termine della guerra civile, e che si ritroveranno prima in Africa e poi in Europa a combattere la guerra al nazi-fascismo, convinti che dopo aver liberato la Francia, gli Alleati avrebbero liberato anche la Spagna. Ma così non avvenne e questa è tutta un’altra storia. Questa enorme storia ha un protagonista. Un narratore, che ci porterà dal deserto del Sahara fino alla liberazione di Parigi. Un eroe di guerra dimenticato dalla storiografia, fermatosi a vivere in Francia perché per un antifascista la Spagna franchista era troppo pericoloso anche dopo la fine della guerra. Un lavoro che fonde la ricerca con la memoria orale, creando una miscela perfetta a livello di narrazione e scorrimento, talmente preziosa che fa rimanere il lettore attaccato alle oltre 300 pagine, illustrate perfettamente dalla sempre ottima matita dell’autore. Un lavoro coraggioso, utile agli spagnoli ma non solo. Francesi, italiani, ciadiani, polacchi, furono tanti quelli che contribuirono alla liberazione della Francia pur non essendo francesi ma semplicemente antifascisti. Gli spagnoli in primis. Combatterono una guerra non per il loro paese ma perché era necessaria. Perché senza quella guerra non avrebbero liberato il loro paese. E in parte furono ingannati dagli Alleati stessi.

– Un ideale è sempre irraggiungibile. Mettemmo fine al fascismo di Hilter e Mussolini. Anche se per un caso della storia non potemmo farla finita anche con Franco.
– Io non so se sarei capace di lottare così per un ideale.
– Nessuno lo sa finché non arriva il momento. A me toccò viverlo. Ero lì a lottare contro il fascismo e mi sembrò necessario come l’aria che si respira.

Non rimane che ringraziare Roca. E lo dico col cuore. Perché essere antifascisti oggi ha lo stesso senso e la stessa importanza di allora. Di sempre.

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