Non posso leggere Thompson senza avere in mente Lansdale. Del resto se non fosse esistito il primo probabilmente non esisterebbe neanche il secondo. Colpo di spugna è quel romanzo che non t’aspetti. Un noir grottesco, spietato e divertente che ha per protagonista, nuovamente, un tutore dell’ordine: Nick Corey, lo sceriffo di Potts County, 1280 anime nel profondo Texas.
«Così ci pensai e ci ripensai, e poi ci pensai ancora un po’. E finalmente presi la decisione. Decisi che non sapevo che cavolo fare».
Nick è un uomo continuamente vessato: dalla moglie che ha dovuto sposare per non essere accusato di uno stupro mai avvenuto. Dagli abitanti della cittadina che lo trattano da tonto. Dallo sceriffo di una contea vicino che pensa che sia un inetto. Dai magnaccia di Potts County che ne deridono la sua autorità. Eppure Nick è anche colui che intasca bustarelle, ha relazioni con diverse donne sposate, si candida per confermarsi sindaco e attraverso il suo aspetto e fare innocuo è capace di doppiogiochismi talmente assurdi e imprevedibili che funzionano sempre. E quando deciderà che andava fatto qualcosa, beh non farà sconti a nessuno e si lascerà dietro una scia di cadaveri.
«C’erano un sacco di cose, quasi tutte insomma, per le quali non potevo fare niente. Però, invece, potevo fare qualcosa con loro, e alla fine … alla fine ho fatto qualcosa».
Paradossalmente Nick Corey avrebbe potuto trovare moltissimi modi per sottrarsi alle continue vessazioni eppure sceglie la via più diretta e singolare: prendere a fucilate un po’ di persone per poi scaricare le responsabilità sugli altri. Comincia così questo assurdo western, che sembra uscito da un film dei Coen o di Tarantino (ok paragone che faranno TUTTI) , che vedrà il nostro “eroe” infilarsi in un vicolo sempre più cieco fatto di omicidi, menzogne e raggiri. Il tutto mantenendo sempre quella sua aria da tonto, bonaria, assolutamente non conflittuale tanto che il suo mantra è “non posso dire che hai torto ma neanche che sono d’accordo con te”. Perché Nick non ama lo scontro diretto ma preferisce diabolicamente mettere i propri nemici uno contro l’altro, facendo fare a loro stessi il lavoro sporco, quello di prendersi a fucilate. Almeno fino a quando è costretto a sporcarsi le mani direttamente.
“Perchè il Signore ama il lavoratore operoso, Rose; Egli ama vedere un uomo che si fa un culo come un secchio nell’orario di lavoro. E quell’orario io l’ho ridotto, ma proprio di parecchio, mangiando e dormendo, ma non posso mangiare e dormire tutto il tempo.”
Sostenuto da una scrittura impeccabile anzi direi straordinaria, vero pezzo forte del romanzo, Thompson ci regala un’altra cartolina di quel sud retrogrado, razzista e violento, di cui è stato splendido narratore. Lo fa usando di nuovo uno sceriffo (è un caso che lo fosse anche suo padre?) e di nuovo usando la tecnica del racconto in prima persona del protagonista. Perché a questo autore è evidente che piaccia metterci di fronte ai suoi mostri, senza giudizio di sorta, perché l’uomo anzi gli uomini sono anche delle creatura malvagie capaci di uccidere anche quando non ce n’è bisogno, solo perché non riescono a comportarsi diversamente. Al contrario delle sue precedenti opere questa volta Thompson usa l’ironia per raccontarci una storia bizarra, scritta nel 1964, quando il genere noir/pulp era ancora bloccato in alcuni stereotipi di genere. E lo fa attraverso, come dicevo, uno stile straordinario che ha fatto scuola e che fa di un romanzo godibile che si legge in un pomeriggio, un pezzo di letteratura americana del 900. Perché di questo si tratta: Jim Thompson è uno degli autori di narrativa americana più importanti del 900 e che si rassegni chi pensa che il noir o il pulp non possono essere “alta letteratura”.
“Io di opinioni molto forti non ne ho, su niente. Non più comunque”.
Grande.