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A volte ritorno

 Se Dio fosse quello descritto da John Niven in “A volte ritorno” potrei davvero ricredermi. Anzi, diciamo che potrei cominciare davvero a crederci visto il mio approccio agnostico e menefreghista alle credenze religiose, qualsiasi. Perché in questo romanzo preso per caso nel nel solito reparto scontati al 40% è davvero una piccola sorpresa in questo inizio d’estate. Sì “inizio d’estate” perché la mia finché non smetto di lavore, non comincia. Quello si chiama solo “caldo”.

“Quand’è che le cose hanno cominciato ad andare a puttane? Colpa di Mosè, forse. Quel falsario. Uno dei primi a cedere al protagonismo. Quando era arrivato in cima al Sinai e aveva messo gli occhisu quell’unica tavola perfettamente cesellata – le parole “FATE I BRAVI” incise nell’elegante corsivo inglese di Dio – aveva dato fuori di matto. Tutto quel can can e lui doveva cosa?, scendere e dire: “Ehi ragazzi, fate i bravi! Be’, non c’è altro. In bocca al lupo per tutto”? Col cazzo. E così quel figlio di mignotta si era messo sotto con lo scalpello. Quaranti sudati giorni su quella sequela di minchiate. Quella stronzata del “Non desiderare la donna d’altri”? Tipico di Mosè.”

Divertente e dissacrante, il romanzo di John Niven parte da uno spunto strepitoso: Dio torna dalle vacanze e scopre che sulla Terra sta andando tutto di merda. Incazzato nero, mentre si fuma un cannone di maria, decide di rimandare di nuovo tra gli uomini e le donne, suo figlio Gesù, che nel frattempo svacca insieme ad Hendrix, plettro in mano, a schitarrare, bere e fumare.
Il Paradiso descritto da Niven è un posto fichissimo e ultra-libertario. Il Diopadreonnipotente è un vecchio sulla cinquantina, dal fisico atletico, a cui piace bere, fumare e divertirsi e che se ne fotte di essere venerato in terra. Oltretutto sembra che i party organizzati in cielo dal boss siano i più divertenti in circolazione…

E così Cristo si ritrova di nuovo sulla terra, chitarra in mano, a guidare un gruppo di barboni e borderline vari verso LA dove è stato scelto per partecipare a una specie di X-Factor. Servono soldi per portare a termine il piano di papà e vincere gli darebbe fama, successo e ricchezza.

“Quasi tutti credono che il papa sia il Suo rappresentante sulla Terra…”
“Col cazzo”, risponde Dio…

L’idea del romanzo è abbastanza semplice e Niven la sviluppa bene. Buona scrittura, situazioni esilaranti e battute intelligenti. Un romanzo che a qualcuno che sembrerà blasfemo ma che evidentemente non si accorge che chi l’ha scritto è un credente. Sì, presumo pure protestante visto che l’autore è scozzese. D’altronde ci sono una infinità di battute sul papa e la chiesa cattolica, sulle tante, troppe, migliaia di filoni del cattolicesimo, sui razzisti, antiabortisti e omofobi che vestono gli abiti dei preti o che si dichiarano “cristiani”. E tra loro spunta sto povero Cristo fricchettone, bonaccione e rockettaro, che si scontrerà con l’ipocrisia della stessa chiesa cattolica oltre che con il circo mediatico della tv Usa. Fino a uscirne…

Chiudo con una nota di merito per un finale, forse un po’ ammiccante, ma che mi è piaciuto tanto quanto il Gesù Cobain nella sua Come A You Are, un autentico tributo al cantante dei Nirvana e alla musica rock, che d’altronde è un altro dei temi di questo romanzo.

Be Nice. Fate i bravi. E buone vacanze anche a me.

Posted in narrativa.

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One Response

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  1. Iorek says

    Solo un commento: il libro alla fine mi é piaciuto, ma ho trovato intollerabile il ricorso del traduttore a formule molto piú volgari della versione originale (innumerevoli esempi), che erano inutili e rendevano il discorso troppo pesante. L´originale era molto piú delicato e, proprio per questo, potente. Per il resto sono d´accordo.