Tempo fa mi hanno consigliato un romanzo tributo alla cultura nerd-geek, quella dei videogiochi, dei film di fantascienza, della musica 8-bit e di tutto quella sottocultura che dagli inizi anni 80 in poi ha lasciato il segno. Il romanzo in questione si intitola Player One è l’autore si chiama Ernest Cline.
Io non ho mai avuto una consolle per videogiochi fino ad una supernintendo acquistata da mio fratello, ma ero già grande. Ovvio che essendo dei primi anni 70 mi sono sparato tutti i videogiochi da bar, dalla loro nascita in poi. Ho giocato con il Commodore, l’Intellevision (big rispect per Utopia!) e poi le varie consolle che si sono succedute. Era un mondo meraviglioso lo ammetto. Eppure la fortuna ha voluto che nel mio giro di amici, ben poca gente ne aveva una e a dire il vero non c’erano delle vere sale giochi nel mio quartiere periferico.
Nato e cresciuto in strada, preferivamo il muretto, ma forse la scelta è più oggettiva che soggettiva. Anche volendo case piccole e famiglie numerose lasciavano ben poca scelta: non potevamo comunque permetterci di farci i pomeriggio chiusi in casa con gli amici. Dunque il mio approccio a questo romanzo, che attraversa tutta questa sottocultura non è da fan bensì da simpatizzante. Molti dei videogiochi citati neanche li conosco. Alcuni dei film idem.
La trama del romanzo è piuttosto classica: un futuro prossimo, un po’ balde runner, un po’ mad max, un po’ le solite cose. Il creatore dell’OASIS una specie di realtà virtuale, più reale che finta, a cui ormai sono iscritti milioni di persone, soprattutto giovani. Tra questi c’è chi praticamente vive soltanto quella “realtà”. Dopo la sua scomparsa, Halliday, una fusione tra Gates, Jobs e tutti sti creatori di videogiochi, lancia una sfida: chi riuscirà a trovare l’Egg (un uovo d’argento) erediterà tutto il suo impero economico-finanziario, facendolo così diventare praticamente l’uomo o la donna più ricca e potente in circolazione. Protagonista Wade oppure Parzival come si chiama su Oasis, un classico ragazzetto nerd cresciuto a videogiochi e serie tv, povero in canna, costretto a vivere con una zia bastarda.
Il romanzo rimane probabilmente un po’ lunghetto e molto geek anche per uno come me che qualcosa ne sa o quantomeno pensavo di saperne. Per il resto è abbastanza divertente e si lascia leggere volentieri. Forse alcuni passaggi sono un po’ scontati e superficiali, magari ci sono alcune dettagli su videogiochi o similia che possono annoiare, però tutto si fonde in quello che è: una storia nerd per nerd. Sicuramente se non avete mai avuto una vescica sul palmo della mano per aver giocato a Hyper Olimpic difficilmente potete minimamente approcciarvi. Se non avete giocato a pong a fine anni 70 non potete manco calarvi in nessuno dei personaggi. Ma se siete parte di quella schiera che almeno quando faceva “sega” a scuola si andava a barricare in una sala giochi e tendeva a giocare solo al gioco in cui resisteva di più perché i soldi erano pochi e il tempo da passare era tanto, beh allora: are you ready player one?
“Analizzo la vita che si svolge nel mondo reale e quella che viviamo online. E questo è un processo che ho visto avvenire negli ultimi dieci anni: hai la vita che vivi giorno dopo giorno con i tuoi amici, e ha una vita virtuale su Facebook, su Twitter e nel Web. Quello che volevo mostrare nel mio romanzo è che i due mondi sono intersecati, ed è difficile dire dove finisca uno e inizi l’altro”
Intervista a Cline.